La fine del sogno americano?

Ma davvero è finito il sogno americano?
Ma davvero quello che è accaduto tra il 5 e il 6 gennaio davanti al Campidoglio a Washington ha decretato la fine della grande democrazia americana?
Lungi da me difendere l’ormai ex presidente Donald Trump dal suo “indifendibile” atteggiamento aggressivo – contestando all’infinito la sconfitta elettorale per la Casa Bianca con Joe Biden e aizzando i suoi sostenitori alla protesta -, ma un solo episodio, pur gravissimo come questo, non può pregiudicare il mio giudizio su quello che resta un grande paese: gli Stati Uniti d’America.
Un grande paese con mille problemi sociali, non ultimo il razzismo, come riaffiorato con veemenza durante il 2020 con il fenomeno Black Lives Matter.
Un grande paese dove, ancora oggi, per andare in un ospedale pubblico ed essere curati è necessario avere una assicurazione sanitaria privata.
Un grande paese, insomma, dove le tensioni sociali sono altissime e la forbice tra ricchi e poveri è sempre più ampia. Ma dove la democrazia non è mai venuta meno, Trump o non Trump.
Forse, semmai, è il “sogno americano” ad uscire danneggiato da questa brutta storia di Capitol Hill: gli Stati Uniti sono ancora il paese dove si possono realizzare tutti i sogni, anche partendo dal basso?
Jake Angeli, lo “Sciamano” diventato ormai una celebrità, dimostra che è ancora possibile. Almeno per il proprio quarto d’ora di gloria.
Solo che adesso è finito in galera e del suo “sogno americano”, probabilmente, non sa più che farsene.

foto IPP/zumapress
Washington 06-01-2021