Notti di protesta a Barcellona, ma anche a Madrid, Valencia e Palma di Maiorca, nonostante coprifuoco e restrizioni.
È l’effetto dell’arresto del rapper Pablo Hasél, 33 anni, avvenuto martedi mattina all’Università di Lleida, dove il cantante si era barricato per sfuggire all’arresto.
All’alba di martedi, l’irruzione degli agenti anti-sommossa nel rettorato dell’Università aveva messo fine ad una situazione di stallo, durata 24 ore, tra la polizia e Hasél, asseragliato all’interno.
Pablo Hasél è stato condannato ad una pena di nove mesi di carcere, a causa dei testi delle sue canzoni (e di almeno undici tweet giudicati “compromettenti”): è accusato di apologia di terrorismo e vilipendio alla monarcha spagnola e alle istituzioni statali.
Aveva tempo fino a venerdì scorso per costituirsi, ma non lo ha fatto. Così è partito il blitz delle forze di sicurezza.
In perenne dissenso, tra il premier Pedro Sanchez e il suo alleato Pablo Iglesias, di fronte alle tante proteste, anche internazionali, contro i “crimini d’espressione” previsti dalla cosiddetta “Legge Bavaglio”, il governo spagnolo sembra ora voler fare retromarcia.
Ha dichiarato Carmen Calvo, vice premier spagnola:
“Pensiamo che in tutte quelle questioni che derivano dalla libertà di espressione e che non comportano un rischio per la sicurezza delle persone, la reazione sanzionatoria dello Stato con la privazione della libertà è, secondo noi, una reazione che non è appropriata nel contesto delle libertà di una democrazia”.
In buona sostanza: basta carcere.
Questa sentenza arriva dopo il processo che Hasél aveva subito per lo stesso crimine nel 2018 e per il quale era già stato condannato nel 2014. Vale a dire, quindi, che il tribunale che aveva già sospeso per tre anni l’esecuzione di una prima condanna, nel suo secondo caso ha tenuto conto che avrebbe commesso di nuovo il crimine.
Pur avendo alle spalle, per l’appunto, diverse denunce e condanne – anche per aver inneggiato all’ETA e al GRAPO (due gruppi terroristici spagnoli del passato) nelle sue canzoni, – ed essere considerato una “testa calda”, Pablo Hasél è diventato un simbolo, soprattutto per artisti e intellettuali, per ottenere il cambiamento della cosiddetta “Legge Bavaglio” spagnola.
Oltre 200 artisti, tra cui Pedro Almodóvar e Javier Bardem, hanno firmato una petizione per la liberazione di Pablo Hasél.
18Feb