L’ultima domenica felice

Era il 23 febbraio 2020, l’ultima domenica felice.
Mi sembra proprio che fosse la domenica prima del Martedi Grasso, prima della fine del Carnevale. Da tempo avevamo deciso di portare Santiago, vestito da Capitan America, alla festa in maschera per bambini all’interno di un centro commerciale, perchè l’ospite di lusso era il mitico Bing, il coniglietto un po’ tonto e pasticcione adorato dai bimbi, anche da mio figlio.
La sera prima, con l’amica Erica, ero andato a vedere a teatro “Sul Lago Dorato”, con Gianfranco D’Angelo, Corinne Clery, Fiordaliso…
Il teatro, però, era inspiegabilmente mezzo vuoto. Anzi, non inspiegabilmente: dai telegiornali, fioccavano già come saette le notizie dei primi casi italiani di Coronavirus, a Vo’ Euganeo (Padova) e a Codogno (Lodi), ve lo ricordate?
La gente, subito, si è spaventata e ha cominciato a chiudersi in casa, tristissimo prologo di quello che sarebbe successo, di ancor più triste, da lì a poco.

Ma la domenica è domenica e il Carnevale dei bimbi è sacro: Santiago-Capitan America si è divertito, ha fatto la foto con Bing, c’erano un sacco di belle famiglie assolutamente non conscie del fatto che quella sarebbe stata l’ultima domenica felice, forse persino l’ultima domenica di libertà (non vigilata e non mascherata).
Ma nell’aria si respirava già qualcosa di strano (era il Covid in agguato?), si facevano battutine sul virus portato dai cinesi (provato a dire il contrario!), ma – sotto sotto – c’era la sensazione di paura di ciò che è sconosciuto e misterioso, un nemico invisibile e subdolo, anche se mai avremmo immaginato quello che è successo poi (o che ci hanno raccontato che sia successo).

Anche se mai avremmo immaginato, 365 giorni dopo, di essere ancora allo stesso (disperato) punto di partenza.