Me lo ha sempre raccontato mio padre, di quel maledetto 4 maggio 1949.
Lui aveva 9 anni ed era tifosissimo del Grande Torino. Un giorno, quel giorno, l’amico Renato – che sarebbe diventato il mitico “Goreno” – che aveva qualche anno di più, gli disse: “Da oggi non tifo più per il Toro”. Senza specificare il motivo. Solo qualche ora più tardi, mio padre scoprì la terribile verità. Il Grande Torino, quello degli Invicibili e degli Immortali, era precipitato a Superga.
Da allora, mio padre mi avrà raccontato questa storia almeno 72 volte, tanti quanti sono gli anni passati da quella tragedia sportiva e sociale, che privò l’Italia che ripartiva dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale della sua squadra più bella e spettacolare, un vero riscatto per l’Italietta povera ma piena di sogni di quei tempi. Grazie a Bacigalupo – Ballarin– Maroso – Grezar – Rigamonti – Castigliano –Menti – Loik – Gabetto – Mazzola – Ossola…
Qualche anno fa portai mio padre, per la prima volta nella sua vita, a Superga (il Museo del Grande Toro allora era ancora lassù) e poi in quello che restava del vecchio Filadelfia, non ancora ricostruito. Scattammo anche qualche bella foto, tra una vecchia porta, le erbacce, quel pezzo di curva e uno striscione dal color granata nemmeno sbiadito. Mi sembrò commosso, il signor Guido.
Oggi lo chiamo, per chiedergli se si ricorda del Grande Toro e del 4 maggio e di quel “pellegrinaggio”. Se ne ricorda sicuramente.
Una squadra, quel Toro, a cui sono legati in tanti, non solo tifosi granata, una squadra che è giusto ricordare sempre, ma ancora di più ogni 4 maggio.
4Mag