Diritti all’aborto: gli Stati Uniti stanno per tornare indietro di 50 anni

In piazza per difendere il diritto all’aborto.
Centinaia di attivisti si sono radunati martedì davanti alla Corte Suprema a Washington dopo la fuga di notizie relativa a una bozza di parere, secondo la quale la Corte sarebbe pronta a ribaltare la storica sentenza del 1973 che ha riconosciuto il diritto all’aborto a livello federale.

Il caso “Roe vs Wade”, che in queste ore è tornato sulla bocca di tutti, è stato tra i più esaminati al mondo in materia di bioetica e giurisprudenza: fino alla sentenza del ’73, solo un terzo degli Stati Uniti aveva in vigore leggi che consentivano l’aborto, e solo in alcuni casi.

La storia di Jane Roe (in realtà il suo nome era Norma McCorvey) e il processo contro le istituzioni del Texas (rappresentate dall’avvocato Wade, che completa il nome della sentenza) cambiò le carte in tavola e la Corte Suprema decise che lo Stato non poteva e non doveva intervenire sulle decisioni più intime e personali dell’individuo, tra cui la scelta di abortire.
L’unico aspetto su cui la legge può deliberare è la tempistica di accesso all’Ivg: in particolare, il caso “Roe vs Wade” garantisce l’accesso all’aborto fino al periodo compreso tra le 22 e le 24 settimane dal concepimento, a seconda dei casi. Il fattore tempo, in effetti, è controllato dallo Stato in tutti i Paesi in cui l’aborto è legale, in alcuni casi rendendolo completamente inaccessibile.
Ad esempio, proprio il Texas ha di recente limitato l’accesso all’interruzione di gravidanza entro le sei settimane, che è di fatto il periodo in cui la maggior parte delle donne scopre di essere incinta; proprio per questo motivo, la maggioranza degli aborti avviene solitamente dall’ottava settimana in poi. I nove giudici della Corte Costituzionale, invece, stanno esaminando il ricorso della Jackson Women’s Health Organization contro la norma del Mississippi che vieta l’Ivg dopo la 15esima settimana.

Reazione infuriata della vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris: “Questi leader repubblicani che stanno cercando di usare la legge come arma contro le donne… Come si permettono? Come osano dire a una donna cosa può fare e cosa non può fare con il proprio corpo?”

Ha parlato di retorica sfrenata, invece, Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana in Senato: “Per anni, la sinistra radicale ha attaccato l’istituzione della Corte Suprema. Proprio al momento giusto, i massimi democratici hanno iniziato a pubblicare dichiarazioni selvagge riguardo a quanto la Corte potrebbe decidere, una retorica sfrenata che facilmente potrebbe istigare, dar fuoco alla miccia”, ha detto McConnell.
Si tratta di una bozza “autentica, ma non definitiva”, ha precisato il presidente della corte suprema, John Roberts.

Cauta la reazione di Planned Parenthood, l’organizzazione senza scopo di lucro che fornisce assistenza all’aborto. “E’ solo una bozza. Per quanto sia scandaloso, non siamo ancora arrivati alla versione definitiva. L’aborto è il nostro diritto ed è ancora legale.

Se questo primo parere dei giudici venisse confermato, per gli States significherebbe mettere in dubbio la tutela costituzionale sul diritto all’aborto. Uno scenario che lascerebbe nuovamente ciascuno Stato libero di decidere autonomamente sull’interruzione di gravidanza, come accadeva prima del 1973.