IL RICONOSCIMENTO FACCIALE PER IDENTIFICARE CHI NON PORTA IL VELO E PER IL CONTROLLO DI MASSA
Nonostante le proteste in tutto l’Iran dopo la morte di Mahsa, una ragazza curdo-iraniana di 22 anni, pestata a sangue in caserma dopo l’arresto perchè non indossava in maniea “appropriata” l’hijab (il velo), il governo conservatore iraniano del presidente Ebrahim Raisi vuole usare il riconoscimento facciale per identificare le donne che violano le regole sull’abbigliamento.
Da luglio, le regole sono state ancor più inasprite. L’obbligo di indossare il velo, in vigore dalla Rivoluzione Islamica del 1979, ora riguarda tutte le donne, qualunque sia la loro religione. Mentre prima le iraniane dai 9 anni in su dovevano uscire di casa con il capo velato e il corpo coperto da un vestito largo e lungo, ora sono obbligate ad indossare un velo che copra non solo i capelli, ma anche il collo e le spalle.
Come se non bastasse, il regime iraniano ha istituito, per il 12 luglio di ogni anno, la “Giornata Nazionale dell’hijab e della castità”.
L’accesso alle istituzioni pubbliche potrà essere negato a chi non si conforma alle nuove regole in tema di abbigliamento. Nella città di Mashhad, le autorità hanno recentemente vietato l’accesso alla metropolitana alle donne che non usano correttamente il velo, che rischiano, tra l’altro, l’arresto.
Ma il riconoscimento facciale è già usato dal regime di Teheran per “identificare e arrestare manifestanti e dissidenti politici e la raccolta di dati biometrici potrebbe fornirgli gli strumenti per farlo ancora più efficacemente”, secondo l’organizzazione Minority Rights Group International.
Dal 2015, infatti, il governo iraniano ha cominciato ad emettere carte d’identità biometriche, dotate di un chip contenente la scansione della retina, delle impronte digitali e delle immagini facciali di ogni individuo.
23Set