L’età d’oro del Rally!

Con un pizzico di nostalgia, il mondo del motorsport si rispecchia nella mostra “The Golden Age of Rally”, aperta al Museo dell’Automobile (MAUTO) di Torino, fino al 2 maggio 2023.
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vetture da corsa in esposizione, protagoniste di sfide diventate leggenda, che raccontano le gesta di piloti e scuderie, dalla metà degli anni ’60 ai primi anni ’90.
E uno dei più grandi piloti di rally è stato “Miki” Biasion, due volte iridato (1988-1989), con l’inseparabile navigatore Tiziano Siviero e la loro Lancia Delta.
“Io, che ho corso e vedo queste macchine, ho la pelle d’oca! Devo dire che anche i non appassionati di rally possono vedere una storia epica, possono vedere veicoli meccanici, possono ascoltare storie e vedere filmati che mostrano quanto sia bello il rapporto uomo-macchina”.

18 dei 19 esemplari esposti provengono da una delle collezioni più importanti al mondo, quella della “Fondazione Gino Macaluso per l’Auto Storica”.
Fiore all’occhiello della mostra è la rarissima Fiat X1/9 Abarth Prototipo del 1974, di cui si hanno solo 5 esemplari: e questo è l’originale con cui il pilota Clay Regazzoni, con Gino Macaluso, il navigatore (grande personaggio del mondo dei motori), gareggiò al Giro Automobilistico d’Italia.


E poi tante Lancia, molte con la livrea Martini Racing, a cominciare dalla mitica Stratos, vettura spartiacque nella storia dei rally.
Ma si può anche sbirciare l’Audi Quattro del 1981, guidata da una delle poche donne che gareggiavano nei rally all’epoca, la francese Michéle Mouton.
In totale, in mostra ci sono: 6 Lancia, 4 Fiat, 2 Ford, 1 Mini, 1 Porsche, 1 Audi, 1 Alpine, 1 Renault, 1 Peugeot e 1 Toyota.

L'inviato speciale.

“Questa mostra è la naturale evoluzione dell’attività che la Fondazione Gino Macaluso per l’Auto Storica svolge da anni per far conoscere la cultura di questo mondo dei rally, così importante, che abbiamo voluto definire l’Età d’Oro dei Rally”, spiega Monica Mailander Macaluso, presidente della Fondazione.

Chissà se tornerà l’età d’oro dei rally…
Quella di Torino, intanto, è – per usare un termine rallystico – la prima “prova speciale” della mostra, prossimamente destinata ad altri musei d’Europa.