Tutti pazzi per…Napoleone!
Nei giorni del bicentenario dalla morte di Napoleone Bonaparte (1769-1821), finiscono all’asta 365 oggetti appartenuti al Generale e Imperatore francese.
La casa d’aste francese Osenat, specializzata nel Primo Impero, presenta cimeli risalenti al periodo d’esilio sull’isola di Sant’Elena, dove morì il 5 maggio 1821 (avrebbe compiuto 52 anni il giorno di Ferragosto) e altri appartenuti alla prima moglie (e musa) Giuseppina Bonaparte.
Tra gli oggetti “napoleonici” più particolari dell’asta ci sono numerosi indumenti usati dall’Imperatore. “Tra cui una benda molto rara, tagliata durante l’autopsia di Napoleone”, spiega Jean-Pierre Osenat, il Presidente della casa d’aste. “Ma anche la camicia che ha usato l’ultima notte, con la N stampata, che la rende assolutamente autentica”.
Tra le altre “memorabilie”, c’è persino un piatto da dessert di Sèvres, detto Des Quartiers Généraux, portato da Napoleone nell’ultima sua dimora, nell’isola di Sant’Elena, e valutato fra 150mila e 200 mila euro.
“L’infatuazione per Napoleone esiste da quando Napoleone è salito al potere. Non è mai diminuita”, dichiara Jean-Christophe Chataignier, direttore del Dipartimento Impero e Memorie Storiche. “Ci sono stati periodi in cui è stata più silenziosa, un po’ più segreta, ma gli appassionati di Napoleone ci sono sempre stati e sono ancor più presenti oggi, in tutto il mondo. C’è un rinnovo permanente dei collezionisti di Napoleone”.
E i collezionisti sono davvero tutti…pazzi per Napoleone.
Nel 2014, un acquirente coreano si è aggiudicato un cappello di Napoleone, un bicorno, per la somma astronomica di 1,8 milioni di euro. Cinque anni dopo, nel 2019, un altro acquirente si è portato a casa per 117.208 euro un paio di stivali indossati da Napoleone a Sant’Elena. I feticisti sono interessati anche ai capelli di Napoleone I: un ciuffo dell’Imperatore arriva a costare tra 5.000 e 10.000 euro! Persino Bill Gates non è rimasto immune al fascino dell’Uomo Forte di Francia: nel 1997 il miliardario, fondatore di Microsoft, acquistò per 650.000 franchi francesi una lettera d’amore dell’Imperatore indirizzata alla sua prima moglie Giuseppina…
Mercoledì 5 e giovedì 6 maggio sarà possibile assicurarsi – offrendo una bella cifra, s’intende – uno di questi 365 preziosissimi cimeli, all’asta dal titolo “Napoleone a Fontainebleau”, attiva anche on-line, sul sito www.osenat.com.
Una seconda asta di Osenat è prevista per il 17 luglio. Ma si daranno da fare anche gli inglesi, storicamente acerrimi rivali di Napoleone: a settembre, Sotheby’s ha previsto un evento a Parigi e Bonhams si aggiunge alle celebrazioni il prossimo 28 ottobre a Londra.
Me lo ha raccontato sempre mio padre….
Me lo ha sempre raccontato mio padre, di quel maledetto 4 maggio 1949.
Lui aveva 9 anni ed era tifosissimo del Grande Torino. Un giorno, quel giorno, l’amico Renato – che sarebbe diventato il mitico “Goreno” – che aveva qualche anno di più, gli disse: “Da oggi non tifo più per il Toro”. Senza specificare il motivo. Solo qualche ora più tardi, mio padre scoprì la terribile verità. Il Grande Torino, quello degli Invicibili e degli Immortali, era precipitato a Superga.
Da allora, mio padre mi avrà raccontato questa storia almeno 72 volte, tanti quanti sono gli anni passati da quella tragedia sportiva e sociale, che privò l’Italia che ripartiva dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale della sua squadra più bella e spettacolare, un vero riscatto per l’Italietta povera ma piena di sogni di quei tempi. Grazie a Bacigalupo – Ballarin– Maroso – Grezar – Rigamonti – Castigliano –Menti – Loik – Gabetto – Mazzola – Ossola…
Qualche anno fa portai mio padre, per la prima volta nella sua vita, a Superga (il Museo del Grande Toro allora era ancora lassù) e poi in quello che restava del vecchio Filadelfia, non ancora ricostruito. Scattammo anche qualche bella foto, tra una vecchia porta, le erbacce, quel pezzo di curva e uno striscione dal color granata nemmeno sbiadito. Mi sembrò commosso, il signor Guido.
Oggi lo chiamo, per chiedergli se si ricorda del Grande Toro e del 4 maggio e di quel “pellegrinaggio”. Se ne ricorda sicuramente.
Una squadra, quel Toro, a cui sono legati in tanti, non solo tifosi granata, una squadra che è giusto ricordare sempre, ma ancora di più ogni 4 maggio.
Siamo tornati!
Grazie mille a Teodoro Cavalluzzo per la fantastica regia, Alberto Corrado per la splendida location, “L’Arteficio”, Claudio Bonifazio e Gian Casagrande per le super foto, Pasquale Ieluzzi per le riprese video di alta qualità, Mirco Negri per i fortissimi stacchetti, Anto Macrì per i costumi (trovati, lavati e stirati), tutti gli spettatori che ci hanno simpaticamente guardato su Facebook e, naturalmente, in ordine di apparizione, Erica Maria Del Zotto, Cristiano Tassinari, Gualtiero Papurello, Mirco Negri, Federica Fulco, Francesco Lemmi, Giulia Ago, Alessandro Iulianelli – vale a dire i “Teatroci” – tutti insieme sul palco!
Michele Alboreto, vent’anni fa…
Ricordo ancora quando appresi la notizia: smarrimento e sgomento, per un pilota serio, un “non personaggio” che forse non accendeva di passione le folle, ma che con la Tyrrel aveva fatto già vedere cose straordinarie e che con la Ferrari avrebbe meritato senz’altro più fortuna. Italiano a bordo della Rossa: è stato probabilmente il penultimo pilota che ho veramente amato, dopo Piquet e prima di Senna, tutti diversissimi tra di loro. Poi, basta.
Poi, primo italiano dal 1973, l’arrivo in Ferrari, coccolato dal Drake, che lo definiva cosi: “Un giovane che guida tanto bene, con pochi errori. È veloce, di bello stile: doti che mi rammentano Wolfgang von Trips, al quale Alboreto somiglia anche nel tratto educato e serio. Ho sostenuto che è fra i sei migliori della Formula 1 e che con una macchina competitiva non sprecherà certamente l’occasione di diventare campione”.
L’occasione arrivò nel 1985, in un testa a testa con Alain Prost: ma dopo il Gran Premio d’Italia, la Ferrari inanellò cinque ritiri nelle cinque gare conclusive e Alboreto dovette accontentarsi della piazza d’onore nel mondiale piloti.
Triste declino in Formula 1, ma non nelle corse, grazia alla vittoria alla 24 di Le Mans del 1997. Un trionfo che confermava quanto diceva di lui Enzo Ferrari: “Guida tanto bene, con pochi errori”.
O se così volle il Destino degli uomini veloci.
PEPERONI…IN DIRETTA FACEBOOK!!!!
Buon Compleanno, Vespa!
La Vespa è ancora molto…vispa, anche a 75 anni!
Uscita in commercio, per la prima volta, proprio il 23 aprile 1946, la Vespa ha rappresentato un successo assoluto per la motorizzazione italiana di quei tempi, nemmeno un anno dopo la Liberazione, e un trionfo dell’industria italiana, in questo caso la Piaggio, per i successivi anni del boom economico. La Vespa, dunque, non è soltanto un mezzo di trasporto da un luogo all’altro, ma anche un mezzo di passaggio da un’epoca all’altra, un vero simbolo dello sviluppo economico e sociale del Belpaese, poi “decollato” anche all’estero grazie a fermo-immagini indimenticabili, come le celeberrime scene di “Vacanze Romane”, con Gregory Peck e Audrey Hepburn in giro per Roma. a bordo proprio della Vespa.
La scocca della “Vespa 75th” si colora dell’inedito metallizzato “Giallo 75th” che, studiato espressamente per questa occasione, reinterpreta in chiave contemporanea le cromie che andavano di moda negli anni ’40. Sulle fiancate e sul parafango anteriore compare il numero 75 in una tonalità più accentuata, a creare un elegante tono su tono, come anche nella vista frontale, dove la tradizionale “cravatta” è rifinita in tinta opaca giallo pirite.
La Vespa è commercializzata in 83 paesi di tutti i continenti del pianeta ed è oggi il veicolo a due ruote più famoso e amato al mondo. I collezionisti si contendono i pezzi più pregiati, anche a prezzi folli, soprattutto per i modelli storici prodotti dalla Piaggio.
Sono tre i siti produttivi della Vespa: ovviamente Pontedera, la “casa madre”, la cui produzione è destinata all’Europa, all’America e a tutti i mercati occidentali, Vinh Phuc, in Vietnam, che serve il mercato locale e i paesi orientali e in India, nel modernissimo impianto di Baramati, aperto nel 2012, dal quale escono le Vespa per il mercato indiano e del Nepal.
A metà degli anni 2000 la produzione annuale della Vespa era attorno alle 50.000 unità: da allora – nonostante l’agguerrita concorrenza degli scooter – c’è stata una crescita costante, che l’ha portata a superare quota 100.000 pezzi prodotti all’anno nel 2007 e le 200.000 unità dal 2018, anno dal quale è disponibile anche una versione completamente elettrica.
Non vediamo l’ora di raccontare il traguardo dei 100 anni di storia. Ma ci sono anche tanti chilometri da macinare…
Il “gemello digitale” del David di Michelangelo
In realtà, c’è già ed è partito per l’Expo di Dubai, dove sarà grande protagonista del padiglione Italia.
La celebre scultura è illuminata da scanner ad alta tecnologia 3D per produrre la più fedele e sofisticata riproduzione del David mai realizzata prima.
I ricercatori dell’Università di Firenze hanno collaborato con i tecnici di “Hexagon”, una multinazione svedese specializzata in queste opere di “copiatura” artistica con tecnologie di misurazione di precisione.
Il progetto, iniziato alcuni mesi fa, prevede tre fasi: la scansione del David per creare un “gemello digitale” tridimensionale, la stampa in 3D delle varie parti e la rifinitura e l’assemblaggio dei restauratori.
Un compito non facile, visto che la statua è alta, con il basamento, più di cinque metri.
Dal nostro inviato speciale alle Canarie…
Quando gli amici diventano fantastici inviati speciali….dall’Oceano!!!!
Torna a casa, vecchia Css 175 MV Agusta…
MV Agusta si compra una…MV Agusta molto speciale.
La celebre azienda motociclista ha recentemente acquistato on-line su un sito di aste una Css 175, piccolo bolide, prodotto in 500 esemplari dalla stessa casa varesina, tra la metà e la fine degli Anni ’50. La moto, scovata sul web da un dirigente dell’azienda e acquistata per circa 12.000 euro, era stata preparato per prendere parte alle gare di derivate di serie, ma adesso verrà riportata alle sue condizioni originali, grazie ad un vero e proprio “restauro”.
Stiamo parlando di un pezzo di storia. Acquistata nel 1958 da Chris Newport, la Css fu utilizzata in gara in quegli stessi anni dal pilota e collezionista britannico, che dopo qualche tempo decise di metterla in vendita. Ad aggiudicarsela fu nientemeno che Stan Hailwood, padre di Mike Hailwood (1940-1981), il mitico “Mike the Bike”, 9 volte campione del mondo, tuttora celebrato come uno dei più grandi campioni di motociclismo di sempre.
In seguito, la Css è passata di mano in mano, per ricomparire in Olanda all’inizio dello scorso decennio. Pur avendo subito una maggiorazione di cilindrata (204 cc) e altre modifiche, la moto conserva ancora buona parte della sua componentistica originale. Per la gioia degli appassionati della MV Agusta.