È arrivato un bastimento carico di “Bradipi”

Dopo “Pesci Grossi“, Papurello&Tassinari – i Fruttero&Lucentini de’ noartri – decidono di dare un seguito alla storia dell'”Avvelenatrice di Lione”, trasferitasi, sotto falso nome, in Costarica per lasciarsi alle spalle ciò che è stato. Ma quel passato è ancora presente per Elena Grimaldi, alias la misteriosa Luisa Bosco.
Un thriller avvincente che vede coinvolto, anche stavolta, l’ex poliziotto italo-francese Alphonse Ferreri, una spietata killer russa, Irina Asanova, che agisce per conto dello Zar del Cremlino.
E poi un bradipo, inconsapevole protagonista della vicenda…
Questo speciale edizione “cofanetto retro” – edito da Atene del Canavese, grazie all’editore Giampaolo Verga e alla nostra agente Loredana Cella – contiene entrambi i libri, disponibili anche separatamente, con diverse copertine.

Sogno un mondo che non ha bisogno di eroi. E nemmeno di bandiere sui social

Sono tornate le bandiere del Belgio su tutti social network, come già accadde nel 2016 per gli attentati nella metropolitana e all’aeroporto si Bruxelles. L’effetto “social” dell’attentato di lunedì sera nella capitale belga è stato travolgente: il terrorismo dei “lupi solitari” dell’Isis è tornato a farsi sentire, nel giardino dell’Europa Occidentale, nella capitale dell’Unione europea: un 46enne tunisino, clandestino, radicalizzato, cacciato dalla Moschea del quartiere di Schaerbeek per “estremismo”, già conosciuto ai servizi segreti (che, però, l’hanno perso di vista, mostrando vorticose falle nell’intelligence belga) ha ucciso due cittadini svedesi, a bordo di un taxi, pronti per andare allo stadio a vedere la partita. I video postati sui social rivelano dettagli agghiaccianti: il terrorista con il giubbotto arancione fosforescente (quasi una sfida, per non passare inosservato), in tutta calma ha caricato il kalashnikov, lo ha puntato sul taxi, e ha sparato. Poi inseguendo una delle due vittime, che – ancora vivo – era riuscito a fuggire: il killer lo ha raggiunto e freddato nell’androne di un palazzo. Per poi fuggire, per tutta la notte, per ore e ore, nel cuore della Bruxelles europea. Poi rintracciato per colpa di un cappuccino in un bar e ucciso dalla polizia.
Questa la cronaca, che conoscete tutti. E sono spuntate le bandiere belghe, cosè come erano spuntate le bandiere francesi ai tempi – era il 2015 – degli assalti a Charlie Hebdo e del Bataclan.
Era un po’ che le bandiere mancano dai social: dall’inizio della guerra in Ucraina, con il gialloblu ovunque, che poi ha stufato un po’ tutti, dopo 600 e passa giorni di conflitto. Forse era comparsa la bandiera della Turchia, dopo il devastante terremoto del febbraio scorso, che ha provocato circa 50.000 vittime. Ma, certamente, non abbiamo visto invadere i social da bandiere palestinesi e, men che meno, israeliane. Beh, qualche bandiera palestinese in più, senz’altro. Ma non tantissime. Perchè? Perchè è un conflitto in cui non è così netta la distinzione tra “buoni” e “cattivi”, perchè sei i palestinesi sono le povere vittime di decenni di soprusi israeliani, sono anche quelli – non tutti, s’intende – che rinforzano le fila del gruppo terroristico Hamas, perchè gli israeliani, il 7 ottobre, hanno subito una sorta di nuovo “Olocausto”, ma sono pur sempre quelli il cui governo occupa i Territori e tiranneggia gli abitanti della Striscia di Gaza, centellinando da sempre acqua, elettricità, cibo, carburante…
Anche se bisogna sempre distinguere tra popolazione civile, governi e terroristi!
E se non si è sicuri di chi siano esattamente u “buoni” e i “cattivi”, meglio astenersi dalle bandierina usa-getta-acchiappaclick, no?
Ma la guerra, quella sporca e cattiva, non si combatte in un mondo virtuale, ma nel mondo vero e assolutamente imperfetto dell’Anno Domini 2023, dove puà succedere di tutto: che ti entri un palestinese in casa, che ti finisca un missile israeliano sulla testa e persino che il “Macellaio del Cremlino” chieda l’immediato cessate il fuoco. In Medio Oriente, però, non in Ucraina…
Al di là di tutto, retorica compresa, sogno un mondo che non ha bisogno di eroi.
E nemmeno di bandiere sui social.

Israel flag with Belgium flag on a grunge cracked wall

Genitori-nonni…in salsa latina!

All’asilo di mio figlio Santiago hanno fatto una bella Festa dei Nonni, che si festeggia il 2 ottobre.
Erano invitati tutti i nonni dei 22 bambini della classe di mio figlio: qualcuno, più fortunato, ce li ha tutti e quattro, qualcun altro – come Santiago – ne ha uno solo (Nonno Guido), ma abita lontano. E, quindi, in questo caso, alla festa erano “ammessi” i genitori, al posto dei nonni. Del resto, per l’età, quasi potremmo pure esserlo….
Dalla fantasia delle maestre Elodia e Elena, dopo la canzone dei bambini per i nonni, è nata l’idea di fare una foto in stile-Caraibi. Ci siamo divertiti da matti!
A voi, l’indiscutibile giudizio: stiamo bene con le camicie hawaiane?

Sei anni di vita, sei anni di lavoro

Il 19 settembre ho festeggiato 6 anni di lavoro, tra smartworking, ufficio e Covid, a Euronews. Una fase importante della mia vita. Sono diventato quello del Flixbus e quello di Lione.
Qualche amico mi pensa quando vede un Flixbus per strada o quando sente al Tg di qualche casino a Lione (è successo, ma è una città molto tranquilla).
Mi fa piacere. Questo è il potere assoluto dei social (usati per…socializzare, benché a distanza).
Quella che vedete è la prima foto (neppure tanto bella, con le fossette perplesse) che feci il 19 settembre 2017.
Come notate dell’abbigliamento, quel giorno faceva freschino.
Mica come adesso. Cambiamento climatico in appena 6 anni? Può essere.
E tante cose sono cambiate: per esempio, non c’era ancora Santiago…
L’album contiene, per ora, 479 foto e 31 video, che riguarderò volentieri, con piacevole nostalgia, quando sarò alla casa di riposo

Una tragedia immane per uno spettacolo inutile: basta Frecce Tricolori

Mi ha colpito come una frustata, la notizia che una bambina di 5 anni (la stessa età di mio figlio), Laura, ha perso la sua giovane vita a causa di un pezzo d’aereo finito sull’auto dei suoi genitori.
Siamo forse in guerra? No.
Siamo in tempo di pace.
E, in tempo di pace, trovo sia inaudito dover subire una tragedia immagine per uno spettacolo inutile: un’esibizione della Frecce Tricolori.
Lo sapete: è avvenuto all’aeroporto di Caselle, Torino, dopo che un’aereo militare è precipitato al suolo, con il pilota che è riuscito a gettarsi con il paracadute, uscendo illeso – almeno lui – dall’incidente.
Niente da fare, invece, per Laura.
Ferite e ustioni per il fratello di 12 anni, per la mamma e il papà.
“Colpevoli” solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Su una strada pubblica, in pieno giorno.

Abolire le Frecce Tricolori? Lo spero vivamente. Non ho mai avuto simpatia per questo inutile spreco di denaro, carburante e…aria sana (non inquinano, forse?), giusto per dipingere tre strisce rossobiancoverde nel cielo, inspiegabile simulacro di un insano orgoglio nazionale.
Abolire le Frecce Tricolori e tutte le esibizioni aeree? Magari, lo spero vivamente.
Ma non accadrà. Basta vedere in quanti hanno giustificato l’incidente, definendolo una tragica fatalità.
Gente a cui viene la pelle d’oca a vedere le Frecce Tricolori. Mah…

“Poteva succedere anche con un aereo civile”, hanno scritto in tanti.
Vero, ma questo non era un aereo civile, che fa il suo lavoro. Questa era solo una stupida esibizione.

“Se cominciamo a vietare tutte le cose rischiose, non viviamo più”, dicono i tifosi delle Frecce Tricolori, sentendo la notizia al tg comodamente seduti sul divano.
Eh certo. Tanto Laura non era figlia loro.

Il mondo al contrario del “mondo al contrario”

Non si è ancora spenta del tutto, ma si sta per fortuna leggermente affievolendo la baraonda di blablabla che ha circondato il libro del generale Vannacci.
Io non l’ho letto, non lo voglio leggere e non lo leggerò mai. Non mi interessa e non voglio donare 18 o 19 euro al generale che, con i peggiori luoghi comuni del mondo, ha “infinocchiato” mezza Italia, convinta di aver trovato un paladino della giustizia…in tuta mimetica.
Non ho letto il libro, ma sono usciti talmente tanti “stralci”, che è stato impossibile non leggere, che è come se lo avessi letto.
La cosa migliore dell’opera di Vannacci, diciamo la verità, è il titolo: “Il mondo al contrario”, con la bella intuizione grafica di scrivere “contrario”…al contrario: “oirartnoc”.
Ha individuato una frase-chiave che viene ripetuta molto spesso, al bar o sui social (ormai c’è più gente sui social che al bar..). quando qualcosa non va per il verso giusto: e in Italia, sono tante le cose che non vanno per il verso giusto.
Il resto del libro di Vannacci è, raccontano i dettratori, un guazzabuglio di idee degne dei peggiori bar di Caracas (a proposito di bar!), ma scritti – in un italiano traballante – da un generale dell’Esercito italiano, comandante pluridecorato della Folgore e varie ed eventuali da guerrafondaio.
Due pietre miliari del Vannacci-pensiero: “I gay non sono normali” e “Anche se Paola Egonu è italiana, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”.
Devo continuare?
Non mi meraviglia, tuttavia, che delle idee così troglodite e becere abbiano fatto breccia in una parte (ampia) della società italiana (oltre 25.00 copie vendute, 400.000 euro per il generalissimo, attirando anche “proposte elettorale” per le Europee 2024), che ha eletto l’oracolo in grigioverde come proprio nuovo idolo.
E’ il “mondo al contrario” di chi, dal Covid in poi, è diventato un “guerrigliero delle opionioni” e contesta ogni decisione della società civile: dal lockdown all’obbligo vaccinale, dal tifo per Putin contro l’Ucraina e contro la Nato, fino alla “battaglia” scritta (per fortuna incruenta) di Vannacci contro gli omosessuali, gli italiani di “seconda generazioni”, gli ambientalisti “estremi”, le case “green”, chi più ne ha più ne metta, e tutto ciò che considera politicamente corretto.
Il diritto all’opinione personale? Certo.
Qualcuna di queste idee – ad esempio, sulla gestione sociale del Covid – si può senz’altro condividere, ma il modo – grottesco, volgare, umiliante, insultante – con il quale un generale dell’Esercito italiano ha espresso le proprie opinioni, dimostra che anche il suo è decisamente un “mondo al contrario”.

 

“BRADIPO” EDIZIONE DI LUSSO!

Da oggi è disponibile addirittura l’edizione di lusso del “Bradipo”!
A dire il vero, è molto di più: un vero e proprio cofanetto in un libro solo!
La nuova ristampa prevede, infatti, una super accoppiata in un colpo solo: i due libri gialli scritti a quattro mani da me e da Gualtiero Papurello, con protagonista lo spiegazzato ex poliziotto italo-francese Alphonse Ferreri. Prima indaga sulla misteriosa morte dei “Pesci Grossi”, poi si mette addirittura a caccia di Putin…..
Come andrà a finire? Basta leggere il libro.
Questo, però. Non il “libraccio” del generale Vannacci….
PS: Grazie alla nostra casa editrice “Atene del Canavese” e grazie alla nostra mitica agente Loredana Cella.

PS: Ovviamente, le unghie con lo smalto blu cobalto non sono le mie…

Sarebbe una bella notizia…

Lo dico da giornalista: oltre ai siti che si inventano la morte di qualche vip (“Il divo della tv non ce l’ha fatta”) per farci cliccare sopra e poi si scopre che…non ce l’ha fatta a riparare il lavandino di casa, dovrebbero far chiudere anche quei siti che mettono il titolo, per esempio, parlando di calcio, “La nuova squadra di Maldini”, apri l’articolo, e per le prime 164 righe non ci è scritto niente, prendendola molto alla larghissima, poi clicchi di qua, clicchi di là, arrivi faticosamente alla fine, alla 165esima riga, e non hai ancora letto uno straccio di notizia, se non che, forse, Beckham gli ha telefonato per chiedergli se gli interessa andare all’Inter di Miami, però – si legge – non ci sono conferme della telefonata….
A costoro, andrebbe ritirata la licenza di diffondere “non notizie”. O, peggio, “fake news”.
E sarebbe una bella notizia.

LA MAIONESE SALVERÀ IL MONDO 🌍🌎🌐

Una volta, tanti anni fa, entrai in un negozio di L’Avana, a Cuba 🇨🇺. Uno dei due tipi di negozi alimentari che esistevano (forse ci sono ancora) a Cuba: ci sono quelli per i cubani che possiedono “valuta straniera” e ci sono quelli per i cubani che hanno solo i loro pesos.
Nel negozio per “ricchi”, vidi 27 tipi differenti di maionese e salse (ricordo benissimo, tra le altre, la maionese “agli artigli del diavolo” e la maionese rosa “Baia dei porci”).
Rimasi molto colpito: 27 tipi di maionese in un paese con il cibo razionato per i cittadini, con tanto di tessera per il razionamento!
Da allora, ho l’idea di scrivere un libro dal titolo “RIVOLUZIONE IN SALSA CUBANA”: un giorno, chissà…
Entrai anche in negozio per “poveri”: tra gli scaffali semivuoti, vidi un solo tipo di maionese: quella “statale”, di un discutibile color marroncino…
Questo per dire che, in nessuna zona del mondo, NON È ASSOLUTAMENTE VERO che i poveri mangiano meglio dei ricchi.
Come, invece, pensa un cogl◾️◾️◾️◾️di ministro italiota (tale Lollobrigida), ovviamente “non povero”, che ogni volta che apre bocca dice una colossale stronz◾️◾️◾️.