LA MAIONESE SALVERÀ IL MONDO 🌍🌎🌐

Una volta, tanti anni fa, entrai in un negozio di L’Avana, a Cuba 🇨🇺. Uno dei due tipi di negozi alimentari che esistevano (forse ci sono ancora) a Cuba: ci sono quelli per i cubani che possiedono “valuta straniera” e ci sono quelli per i cubani che hanno solo i loro pesos.
Nel negozio per “ricchi”, vidi 27 tipi differenti di maionese e salse (ricordo benissimo, tra le altre, la maionese “agli artigli del diavolo” e la maionese rosa “Baia dei porci”).
Rimasi molto colpito: 27 tipi di maionese in un paese con il cibo razionato per i cittadini, con tanto di tessera per il razionamento!
Da allora, ho l’idea di scrivere un libro dal titolo “RIVOLUZIONE IN SALSA CUBANA”: un giorno, chissà…
Entrai anche in negozio per “poveri”: tra gli scaffali semivuoti, vidi un solo tipo di maionese: quella “statale”, di un discutibile color marroncino…
Questo per dire che, in nessuna zona del mondo, NON È ASSOLUTAMENTE VERO che i poveri mangiano meglio dei ricchi.
Come, invece, pensa un cogl◾️◾️◾️◾️di ministro italiota (tale Lollobrigida), ovviamente “non povero”, che ogni volta che apre bocca dice una colossale stronz◾️◾️◾️.

IL MONDO E’ GLOBALE O LOCALE?

Stavo pensando alle differenze esistenti, ormai poche in questo mondo globalizzato, tra popoli di diversi paesi. Senza andare troppo lontano – si potrebbe citare persino il caso degli svizzeri del Canton Ticino di lingua italiana, unico altro popolo di lingua italiana ufficiale – vorrei fare un paragone, che so, tra gli italiani e gli olandesi.
Conosciamo tutti gli stessi film americani, gli stessi cantanti internazionali, le stesse marche di abbigliamento, di scarpe, di telefonini, di tecnologia, le stesse catene di negozi, le stesse squadre di calcio, gli stessi Mc Donald’s, gli stessi social media, le stesse città che abbiamo visitato in Europa e nel mondo, lo stesso inglese masticato più o meno bene…
Cosa ci distingue? A parte la lingua (italiano e olandese), quello che è rimasto “locale”, prettamente cose “culturali” o della “nostra cultura popolare”: le canzoni e le filastrocche dell’infanzia, i Toto Cutugno che cantano “sono un italiano vero” o “sono un olandese vero”, i personaggi nazionali della tv (Pippo Baudo o Pippen van Bauden), i film della nostra vita (Fantozzi ce l’hanno in Olanda?), qualche piatto tipico della cultura gastronomica di ogni paese, il mare della Calabria o della Romagna invece che quello di Zandvoort, la Ferrari al posto di Verstappen, il tifo per il MilanInterJuve anzichè AjaxPSVFeyenoord, forse i capelli scuri anzichè biondi, noi il bidet e tutti gli altri no, forse un senso civico diverso, chissà…
Chiaro che se allarghiamo il discorso a Paesi più lontani e più diversi (Usa, Russia, Nigeria, Australia e mille altri ancora), qualche differenza aumenta, ma non troppo
Ma a me sembra che il mondo sia sempre più globale (è necessariamente un male?), con qualche sprazzo di locale, sempre meno, ma da gustare e da godere fino in fondo…

 

Ci pensa Carletto, a fare la formazione Lassù…

Forza Carletto!
Digliene 4, Lassù..
Rip. 💛❤💙
P.s. Sfatiamo il mito dell’eterna simpatia: mi è capitato di intervistare parecchie volte Carletto Mazzone. Simpaticissimo quando vinceva, scazzatissimo quando perdeva.
Molto umano, anche in questo.
E il fatto che gli abbiano voluto bene ovunque sia stato (non solo nella sua Roma, ma penso ad esempio ad Ascoli, Catanzaro, Bologna, Brescia…) e i campioni che ha avuto in squadra (Totti, Baggio, Guardiola…) la dice lunga sullo spessore umano di Carletto Mazzone.

Ode alla cartolina!

VERONA 🇮🇹 Io sono un “turista medio” a cui piacciono ancora le cartoline da spedire a quei 2-3 amici che le gradiscono e che poi ricambiano. Per fortuna, nelle città turistiche italiane, come Verona, si trova ancora qualche edicola, cartoleria o tabaccheria (poche, ormai!) che ha le cartoline della città.
Oggi ne ho comprate due per altrettanti “Fedelissimi”, ma il vero problema è stato trovare i francobolli. Ho chiesto in 5 tabaccherie con la T bella grande e la scritta “valori bollati” e in 4 di esse mi hanno risposto “Non abbiamo francobolli, devi andare in Posta” (eh, certo, alle 3 del pomeriggio…), mentre la quinta mi ha risposto “Ho solo francobolli per l’estero e non valgono per l’Italia”.

Non valgono per l’Italia??? Ma che bella Europa (dis)unita dai francobolli!!!!
A questo punto, non dovrò fare altro – appena tornato a casa – che andare nella mia tabaccheria di fiducia (che i francobolli ce li ha!), leccare il suddetto francobollo sulla cartolina comprata a Verona e imbucarla nella buca di fianco alle Poste, a 200 metri da casa mia. E pazienza se il timbro non sarà “Verona”: certo che la cartolina perde parecchio del suo fascino, ma è il pensiero che conta e poi si fa quello che si può…
Un pippone del genere – ode alla cartolina – lo avevo fatto anche qualche tempo fa, quando mi trovavo a Firenze: avevo scovato le cartoline, avevo portato con me da casa i preziosi francobolli, custoditi gelosamente nel portafogli, tutto sembrava a posto, ma…. in tutto il centro di Firenze non trovai una sola buca delle lettere!
“Le hanno tolte per motivi di sicurezza”, mi spiegò un verace barista fiorentino. Come se tutti volessero mettere delle bombe dentro alle buche delle poste…
Si, lo so quello che pensate: c’è whatsapp, mandi foto e pensieri in tempo reale, che te frega delle vecchie obsolete cartoline?
Beh, io rimango dell’idea che sia bellissimo ricevere ogni tanto una cartolina (non oso pensare una lettera…) invece delle comunicazioni della banca, i depliant pubblicitari e le famigerate buste verdi. O no?
Sarebbe come una improvvisa ondata di leggerezza. ❤️

Lo sbarco imprenditoriale di Messi negli Usa: un business per tutti

E’ davvero “Messimania” a Miami, dopo l’arrivo nella Major Soccer League (MLS), il campionato di calcio americano, di Leo Messi. Una scelta in controtendenza, quella del fuoriclasse argentino, rispetto alla destinazione-Arabia Saudita di tantissimi suoi (meno celebrati, tranne Cristiano Ronaldo) colleghi. A parte la bellezze di Miami – a cui Messi e la famiglia sono legati da tempo, andandovi spesso in vacanza e sentendosi, quindi, praticamente “a casa” – lo sbarco negli States dell’azienda-Messi non è solo calcistico, ma anche e soprattutto imprenditoriale. 
Facciamo un po’ di conti: solo di ingaggio dalla sua squadra, l’Inter Miami (di cui è socio anche David Beckham), Messi percepirà 53,7 milioni di dollari all’anno (il contratto, per ora, è biennale). Ma c’è dell’altro. Innanzitutto il contratto con Hard Rock Café, che già da un anno ha lanciato il “Messi Burger”, poi il ruolo di “testimonial” per Adidas e Apple: scarpe, abbigliamento sportivo e un docu-film raccontato dalla stessa “Pulce”, in esclusiva mondiale. Senza dimenticare la sua pubblicità per il marchio francese Louis Vuitton, pronto ad affermarsi ulteriormente Oltreoceano. Inoltre, la sua società PlayTime Sports Tech – aperta da Messi a fine 2022, in coincidenza con la Coppa del Mondo vinta in Qatar – che si occupa di investimenti per club sportivi, media e gruppi tecnologici, sta per spostare la sua sede da San Francisco proprio a Miami.
E non è tutto: Messi è molto impegnato anche in investimenti immobiliari in Florida e, in particolare, a Miami. A cominciare da una proprietà nella Porsche Tower (la torre con l’ascensore per le auto), un’altra nel grattacielo Sunny Island e un paio di mega-appartamenti ce li ha pure nel Trump Royale, il grattacielo con vista mare di proprietà dell’ex inquilino della Casa Bianca. Ma non è in nessuna di queste case che Messi andrà ad abitare con la famiglia, con la moglie Antonella Roccuzzo e i figli Thiago, Mateo e Ciro: il suo agente immobiliare gli ha consigliato un’altra zona residenziale esclusiva come Journey’s End (“La Fine del Viaggio”), dove un certo Jeff Bezos – il numero 1 di Amazon – ha comprato una “casetta” per gli anziani genitori…
Ma la “Messimania” è evidente anche solo respirando per le strade di Miami – sono già comparsi diversi murales a lui dedicati – dove già vive una folta comunità di argentini, nel bel mezzo della città più latino-americana d’America. Tutti vogliono comprare i biglietti per le partite dell’Inter Miami, tutti (anche facoltosi europei) vogliono comprare casa e poi affittarla a pezzi astronomici quando non ci sono. “E non era successa la stessa cosa quando a Miami era arrivato LeBron James”, spiega l’agente immobiliare, “perchè uno è una granfe giocatore di basket, l’altro è un personaggio che conoscono in tutto il mondo”. 
E lui, Messi, che ne pensa? Anche se ha annunciato che quello del 2022 sarebbe stato il suo ultimo Mondiale, nel 2026 avrà “appena” 39 anni e i Mondiali si giocano in buona parte negli Stati Uniti (oltre che Canada e Messico). Per cui, un pensierino, chissà…

Artist Maximiliano Bagnasco paints a mural of Argentine soccer star Lionel Messi, Monday, July 10, 2023, in the Wynwood neighborhood of Miami. (AP Photo/Lynne Sladky)

Ciao, Silvio!

Imprenditoria, televisione, Milan, politica.
Può piacere o non piacere, ma Silvio Berlusconi è stato quello che tutti vorremmo essere stati: “Un uomo di successo”.
(P.s. Il selfie è palesemente finto, ma lui si sarebbe fatto una risata)…

Una piccola offerta per l’Emilia-Romagna: una goccia nell’Oceano

OFFERTA PER L’EMILIA-ROMAGNA
Oggi ho fatto un piccolo bonifico da parte della nostra compagnia teatrale “I Teatroci” a favore della Protezione Civile dell’Emilia-Romagna, per aiutare la popolazione colpita dalle recenti alluvioni. Abbiamo donato una parte dell’incasso dello spettacolo della scorsa settimana al Q77 di Torino, aggiungendovi alcune offerte private fatte da diversi spettatori a fine serata.
Una piccola offerta, una goccia nell’Oceano, ma qualcosa lo abbiamo fatto anche noi.

Non esattamente una botta di allegria, ma fa riflettere…

Ci avete mai pensato?
Tra 100 anni, per esempio, nel 2123, saremo tutti sepolti con i nostri parenti e amici.
Gli estranei vivranno nelle nostre case, che abbiamo lottato tanto per costruire e possiederanno tutto quello che abbiamo noi oggi.
Tutte le nostre proprietà saranno di sconosciuti, che non sono ancora nati… compresa quell’auto per cui hai speso una fortuna, probabilmente sarà rottamata o nella migliore delle ipotesi sarà nelle mani di un collezionista sconosciuto.
I nostri discendenti, poco o quasi nessuno sapranno chi eravamo, né si ricorderanno di noi. Quanti di noi, conoscono il padre di nostro nonno?
Dopo la nostra morte saremo un ricordo per qualche anno, poi saremo solo un ritratto sulla libreria di qualcuno e qualche anno dopo la nostra storia, le nostre foto, le nostre gesta saranno nel bidone dell’oblio della storia… non saremo nemmeno più ricordi.
Forse, se un giorno ci fermassimo ad analizzare queste domande, capiremmo quanto fosse ignorante e debole il sogno di ottenere tutto…
Se solo potessimo pensarci, sicuramente i nostri approcci, i nostri pensieri cambierebbero, saremmo altre persone…
Avere sempre di più, senza avere tempo per ciò che vale davvero la pena in questa vita …

Io cambierei tutto questo per vivere e godermi quelle passeggiate che non ho mai fatto…. quegli abbracci non dati… quei baci ai figli e ai nostri amori… quegli scherzi che non abbiamo avuto tempo di fare… I viaggi e i momenti da condividere…

Questi sarebbero sicuramente i momenti migliori da ricordare, in fondo ci riempirebbero la vita di gioia….. che sprechiamo, con avidità, prepotenza e intolleranza giorno dopo giorno!
C’è ancora tempo per noi! Pensiamoci!!!
(Anonimo)

“Non c’è pace per il bradipo”: ma voi tiferete per i buoni o per i cattivi?

In contemporanea con il Salone del Libro 2023 di Torino, esce il nuovo libro di Cristiano Tassinari, un giallo scritto a quattro mani con il veterinario-chansonnier Gualtiero Papurello. Il romanzo, dalla copertina in stile “Giallo Mondadori”, si intitola “Non c’è pace per il bradipo“, edito dalla casa editrice “Atene del Canavese“, con la preziosa supervisione dell’agente letteraria Loredana Cella.
Il romanzo dei due novelli “Fruttero e Lucentini” – loro definizione immodesta ma scherzosa – è il naturale seguito di “Pesci Grossi“, pubblicato durante la pandemia in formato cartaceo e e-book (anche su Amazon), e definito “il primo giallo sulla Torino-Lione“, evocando la famosa (e famigerata) linea ferroviaria senza fine, ma anche le due città assai care a Tassinari, ferrarese d’origine, ma torinese di residenza e giornalista free-lance pendolare proprio a Lione.

Se “Pesci Grossi” aveva raccontato la storia di una “eliminazione di massa” dei Grandi della Terra, appunto i “Pesci Grossi” – intesi come leader spietati e disumani, come il presidente del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e di altre istituzioni “sanguisuga”, che hanno ispirato tra i lettori una netta divisione tra i buoni e i cattivi – stavolta ci sono “nuovi cattivi” a dare la caccia ai buoni. E chi c’è dietro i cattivi?
Papurello&Tassinari, coppia di…fatto anche a teatro, con il gusto per il colpo di scena, immaginano che il grande “burattinaio” sia il Cattivo per eccellenza di questo periodo. Infatti, il libro – senza voler spoilerare oltre – finisce così: “Vladimir, ti vengo a prendere“…
Un finale thriller, che lascia aperta la storia ad un eventuale terzo capitolo…

 

L’Eurovision, Mengoni e la nuova bandiera arcobaleno

Non solo per la sua bellissima canzone “Due Vite“, ma anche per la sua umanissima emozione e per l’entrata sul palco di Liverpool durante la “flag ceremony” portando con sè la bandiera dell’Italia e la nuova bandiera Lgbtqi.
Marco Mengoni non è passato inosservato alla finalissima dell’Eurovision Song Contest 2023. Non ha vinto, si è classificato quarto (ma avrebbe meritato molto di più, senz’altro di più della canzone vincitrice, “Tattoo”, scopiazzata qua e là dalla svedese di origine marocchina Loreen), ma ha vinto idealmente e colto nel segno grazie alla sua voce, al suo look e alla sua sensibilità. Che, in questa occasione, lo ha portato ad essere un vero “portabandiera” dei diritti Lgbtqi.
Peccato davvero che Marco non abbia vinto: se lo sarebbe meritato.
L’Italia rimane così ferma a quota tre successi nell’Eurovision: Gigliola Cinquetti (1964), Toto Cotugno (1990) e i Måneskin (2021).
Sui social, in molti si sono poi scatenati nel commentare il gesto del 34enne cantante nato in provincia di Viterbo, scambiando persino questa nuova bandiera per quella della Pace (e qualcuno ha scritto “Quelle dell’Ucraina sono finite?”). Ma tutto fa brodo, è tutta pubblicità…si dice così, no?
The show must go on.
E, allora, scopriamola questa nuova bandiera: cinque colori in più, il bianco, il rosa, l’azzurro, il marrone e il nero, posizionati a lato, quasi come un distintivo o, forse, come un promemoria.
È stata disegnata dal graphic designer Daniel Quasar, per rendere la celebre Rainbow Flag ancora più inclusiva.
Le nuove strisce colorate sono dedicate alla comunità di colore, a quella transgender, ai malati di Hiv e a chi è morto per portare avanti la battaglia dei diritti.
Speriamo di vederla sempre più spesso.