Sei anni di vita, sei anni di lavoro

Il 19 settembre ho festeggiato 6 anni di lavoro, tra smartworking, ufficio e Covid, a Euronews. Una fase importante della mia vita. Sono diventato quello del Flixbus e quello di Lione.
Qualche amico mi pensa quando vede un Flixbus per strada o quando sente al Tg di qualche casino a Lione (è successo, ma è una città molto tranquilla).
Mi fa piacere. Questo è il potere assoluto dei social (usati per…socializzare, benché a distanza).
Quella che vedete è la prima foto (neppure tanto bella, con le fossette perplesse) che feci il 19 settembre 2017.
Come notate dell’abbigliamento, quel giorno faceva freschino.
Mica come adesso. Cambiamento climatico in appena 6 anni? Può essere.
E tante cose sono cambiate: per esempio, non c’era ancora Santiago…
L’album contiene, per ora, 479 foto e 31 video, che riguarderò volentieri, con piacevole nostalgia, quando sarò alla casa di riposo

Una tragedia immane per uno spettacolo inutile: basta Frecce Tricolori

Mi ha colpito come una frustata, la notizia che una bambina di 5 anni (la stessa età di mio figlio), Laura, ha perso la sua giovane vita a causa di un pezzo d’aereo finito sull’auto dei suoi genitori.
Siamo forse in guerra? No.
Siamo in tempo di pace.
E, in tempo di pace, trovo sia inaudito dover subire una tragedia immagine per uno spettacolo inutile: un’esibizione della Frecce Tricolori.
Lo sapete: è avvenuto all’aeroporto di Caselle, Torino, dopo che un’aereo militare è precipitato al suolo, con il pilota che è riuscito a gettarsi con il paracadute, uscendo illeso – almeno lui – dall’incidente.
Niente da fare, invece, per Laura.
Ferite e ustioni per il fratello di 12 anni, per la mamma e il papà.
“Colpevoli” solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Su una strada pubblica, in pieno giorno.

Abolire le Frecce Tricolori? Lo spero vivamente. Non ho mai avuto simpatia per questo inutile spreco di denaro, carburante e…aria sana (non inquinano, forse?), giusto per dipingere tre strisce rossobiancoverde nel cielo, inspiegabile simulacro di un insano orgoglio nazionale.
Abolire le Frecce Tricolori e tutte le esibizioni aeree? Magari, lo spero vivamente.
Ma non accadrà. Basta vedere in quanti hanno giustificato l’incidente, definendolo una tragica fatalità.
Gente a cui viene la pelle d’oca a vedere le Frecce Tricolori. Mah…

“Poteva succedere anche con un aereo civile”, hanno scritto in tanti.
Vero, ma questo non era un aereo civile, che fa il suo lavoro. Questa era solo una stupida esibizione.

“Se cominciamo a vietare tutte le cose rischiose, non viviamo più”, dicono i tifosi delle Frecce Tricolori, sentendo la notizia al tg comodamente seduti sul divano.
Eh certo. Tanto Laura non era figlia loro.

Il mondo al contrario del “mondo al contrario”

Non si è ancora spenta del tutto, ma si sta per fortuna leggermente affievolendo la baraonda di blablabla che ha circondato il libro del generale Vannacci.
Io non l’ho letto, non lo voglio leggere e non lo leggerò mai. Non mi interessa e non voglio donare 18 o 19 euro al generale che, con i peggiori luoghi comuni del mondo, ha “infinocchiato” mezza Italia, convinta di aver trovato un paladino della giustizia…in tuta mimetica.
Non ho letto il libro, ma sono usciti talmente tanti “stralci”, che è stato impossibile non leggere, che è come se lo avessi letto.
La cosa migliore dell’opera di Vannacci, diciamo la verità, è il titolo: “Il mondo al contrario”, con la bella intuizione grafica di scrivere “contrario”…al contrario: “oirartnoc”.
Ha individuato una frase-chiave che viene ripetuta molto spesso, al bar o sui social (ormai c’è più gente sui social che al bar..). quando qualcosa non va per il verso giusto: e in Italia, sono tante le cose che non vanno per il verso giusto.
Il resto del libro di Vannacci è, raccontano i dettratori, un guazzabuglio di idee degne dei peggiori bar di Caracas (a proposito di bar!), ma scritti – in un italiano traballante – da un generale dell’Esercito italiano, comandante pluridecorato della Folgore e varie ed eventuali da guerrafondaio.
Due pietre miliari del Vannacci-pensiero: “I gay non sono normali” e “Anche se Paola Egonu è italiana, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”.
Devo continuare?
Non mi meraviglia, tuttavia, che delle idee così troglodite e becere abbiano fatto breccia in una parte (ampia) della società italiana (oltre 25.00 copie vendute, 400.000 euro per il generalissimo, attirando anche “proposte elettorale” per le Europee 2024), che ha eletto l’oracolo in grigioverde come proprio nuovo idolo.
E’ il “mondo al contrario” di chi, dal Covid in poi, è diventato un “guerrigliero delle opionioni” e contesta ogni decisione della società civile: dal lockdown all’obbligo vaccinale, dal tifo per Putin contro l’Ucraina e contro la Nato, fino alla “battaglia” scritta (per fortuna incruenta) di Vannacci contro gli omosessuali, gli italiani di “seconda generazioni”, gli ambientalisti “estremi”, le case “green”, chi più ne ha più ne metta, e tutto ciò che considera politicamente corretto.
Il diritto all’opinione personale? Certo.
Qualcuna di queste idee – ad esempio, sulla gestione sociale del Covid – si può senz’altro condividere, ma il modo – grottesco, volgare, umiliante, insultante – con il quale un generale dell’Esercito italiano ha espresso le proprie opinioni, dimostra che anche il suo è decisamente un “mondo al contrario”.

 

“BRADIPO” EDIZIONE DI LUSSO!

Da oggi è disponibile addirittura l’edizione di lusso del “Bradipo”!
A dire il vero, è molto di più: un vero e proprio cofanetto in un libro solo!
La nuova ristampa prevede, infatti, una super accoppiata in un colpo solo: i due libri gialli scritti a quattro mani da me e da Gualtiero Papurello, con protagonista lo spiegazzato ex poliziotto italo-francese Alphonse Ferreri. Prima indaga sulla misteriosa morte dei “Pesci Grossi”, poi si mette addirittura a caccia di Putin…..
Come andrà a finire? Basta leggere il libro.
Questo, però. Non il “libraccio” del generale Vannacci….
PS: Grazie alla nostra casa editrice “Atene del Canavese” e grazie alla nostra mitica agente Loredana Cella.

PS: Ovviamente, le unghie con lo smalto blu cobalto non sono le mie…

Sarebbe una bella notizia…

Lo dico da giornalista: oltre ai siti che si inventano la morte di qualche vip (“Il divo della tv non ce l’ha fatta”) per farci cliccare sopra e poi si scopre che…non ce l’ha fatta a riparare il lavandino di casa, dovrebbero far chiudere anche quei siti che mettono il titolo, per esempio, parlando di calcio, “La nuova squadra di Maldini”, apri l’articolo, e per le prime 164 righe non ci è scritto niente, prendendola molto alla larghissima, poi clicchi di qua, clicchi di là, arrivi faticosamente alla fine, alla 165esima riga, e non hai ancora letto uno straccio di notizia, se non che, forse, Beckham gli ha telefonato per chiedergli se gli interessa andare all’Inter di Miami, però – si legge – non ci sono conferme della telefonata….
A costoro, andrebbe ritirata la licenza di diffondere “non notizie”. O, peggio, “fake news”.
E sarebbe una bella notizia.

LA MAIONESE SALVERÀ IL MONDO 🌍🌎🌐

Una volta, tanti anni fa, entrai in un negozio di L’Avana, a Cuba 🇨🇺. Uno dei due tipi di negozi alimentari che esistevano (forse ci sono ancora) a Cuba: ci sono quelli per i cubani che possiedono “valuta straniera” e ci sono quelli per i cubani che hanno solo i loro pesos.
Nel negozio per “ricchi”, vidi 27 tipi differenti di maionese e salse (ricordo benissimo, tra le altre, la maionese “agli artigli del diavolo” e la maionese rosa “Baia dei porci”).
Rimasi molto colpito: 27 tipi di maionese in un paese con il cibo razionato per i cittadini, con tanto di tessera per il razionamento!
Da allora, ho l’idea di scrivere un libro dal titolo “RIVOLUZIONE IN SALSA CUBANA”: un giorno, chissà…
Entrai anche in negozio per “poveri”: tra gli scaffali semivuoti, vidi un solo tipo di maionese: quella “statale”, di un discutibile color marroncino…
Questo per dire che, in nessuna zona del mondo, NON È ASSOLUTAMENTE VERO che i poveri mangiano meglio dei ricchi.
Come, invece, pensa un cogl◾️◾️◾️◾️di ministro italiota (tale Lollobrigida), ovviamente “non povero”, che ogni volta che apre bocca dice una colossale stronz◾️◾️◾️.

IL MONDO E’ GLOBALE O LOCALE?

Stavo pensando alle differenze esistenti, ormai poche in questo mondo globalizzato, tra popoli di diversi paesi. Senza andare troppo lontano – si potrebbe citare persino il caso degli svizzeri del Canton Ticino di lingua italiana, unico altro popolo di lingua italiana ufficiale – vorrei fare un paragone, che so, tra gli italiani e gli olandesi.
Conosciamo tutti gli stessi film americani, gli stessi cantanti internazionali, le stesse marche di abbigliamento, di scarpe, di telefonini, di tecnologia, le stesse catene di negozi, le stesse squadre di calcio, gli stessi Mc Donald’s, gli stessi social media, le stesse città che abbiamo visitato in Europa e nel mondo, lo stesso inglese masticato più o meno bene…
Cosa ci distingue? A parte la lingua (italiano e olandese), quello che è rimasto “locale”, prettamente cose “culturali” o della “nostra cultura popolare”: le canzoni e le filastrocche dell’infanzia, i Toto Cutugno che cantano “sono un italiano vero” o “sono un olandese vero”, i personaggi nazionali della tv (Pippo Baudo o Pippen van Bauden), i film della nostra vita (Fantozzi ce l’hanno in Olanda?), qualche piatto tipico della cultura gastronomica di ogni paese, il mare della Calabria o della Romagna invece che quello di Zandvoort, la Ferrari al posto di Verstappen, il tifo per il MilanInterJuve anzichè AjaxPSVFeyenoord, forse i capelli scuri anzichè biondi, noi il bidet e tutti gli altri no, forse un senso civico diverso, chissà…
Chiaro che se allarghiamo il discorso a Paesi più lontani e più diversi (Usa, Russia, Nigeria, Australia e mille altri ancora), qualche differenza aumenta, ma non troppo
Ma a me sembra che il mondo sia sempre più globale (è necessariamente un male?), con qualche sprazzo di locale, sempre meno, ma da gustare e da godere fino in fondo…

 

Ci pensa Carletto, a fare la formazione Lassù…

Forza Carletto!
Digliene 4, Lassù..
Rip. 💛❤💙
P.s. Sfatiamo il mito dell’eterna simpatia: mi è capitato di intervistare parecchie volte Carletto Mazzone. Simpaticissimo quando vinceva, scazzatissimo quando perdeva.
Molto umano, anche in questo.
E il fatto che gli abbiano voluto bene ovunque sia stato (non solo nella sua Roma, ma penso ad esempio ad Ascoli, Catanzaro, Bologna, Brescia…) e i campioni che ha avuto in squadra (Totti, Baggio, Guardiola…) la dice lunga sullo spessore umano di Carletto Mazzone.

Ode alla cartolina!

VERONA 🇮🇹 Io sono un “turista medio” a cui piacciono ancora le cartoline da spedire a quei 2-3 amici che le gradiscono e che poi ricambiano. Per fortuna, nelle città turistiche italiane, come Verona, si trova ancora qualche edicola, cartoleria o tabaccheria (poche, ormai!) che ha le cartoline della città.
Oggi ne ho comprate due per altrettanti “Fedelissimi”, ma il vero problema è stato trovare i francobolli. Ho chiesto in 5 tabaccherie con la T bella grande e la scritta “valori bollati” e in 4 di esse mi hanno risposto “Non abbiamo francobolli, devi andare in Posta” (eh, certo, alle 3 del pomeriggio…), mentre la quinta mi ha risposto “Ho solo francobolli per l’estero e non valgono per l’Italia”.

Non valgono per l’Italia??? Ma che bella Europa (dis)unita dai francobolli!!!!
A questo punto, non dovrò fare altro – appena tornato a casa – che andare nella mia tabaccheria di fiducia (che i francobolli ce li ha!), leccare il suddetto francobollo sulla cartolina comprata a Verona e imbucarla nella buca di fianco alle Poste, a 200 metri da casa mia. E pazienza se il timbro non sarà “Verona”: certo che la cartolina perde parecchio del suo fascino, ma è il pensiero che conta e poi si fa quello che si può…
Un pippone del genere – ode alla cartolina – lo avevo fatto anche qualche tempo fa, quando mi trovavo a Firenze: avevo scovato le cartoline, avevo portato con me da casa i preziosi francobolli, custoditi gelosamente nel portafogli, tutto sembrava a posto, ma…. in tutto il centro di Firenze non trovai una sola buca delle lettere!
“Le hanno tolte per motivi di sicurezza”, mi spiegò un verace barista fiorentino. Come se tutti volessero mettere delle bombe dentro alle buche delle poste…
Si, lo so quello che pensate: c’è whatsapp, mandi foto e pensieri in tempo reale, che te frega delle vecchie obsolete cartoline?
Beh, io rimango dell’idea che sia bellissimo ricevere ogni tanto una cartolina (non oso pensare una lettera…) invece delle comunicazioni della banca, i depliant pubblicitari e le famigerate buste verdi. O no?
Sarebbe come una improvvisa ondata di leggerezza. ❤️

Lo sbarco imprenditoriale di Messi negli Usa: un business per tutti

E’ davvero “Messimania” a Miami, dopo l’arrivo nella Major Soccer League (MLS), il campionato di calcio americano, di Leo Messi. Una scelta in controtendenza, quella del fuoriclasse argentino, rispetto alla destinazione-Arabia Saudita di tantissimi suoi (meno celebrati, tranne Cristiano Ronaldo) colleghi. A parte la bellezze di Miami – a cui Messi e la famiglia sono legati da tempo, andandovi spesso in vacanza e sentendosi, quindi, praticamente “a casa” – lo sbarco negli States dell’azienda-Messi non è solo calcistico, ma anche e soprattutto imprenditoriale. 
Facciamo un po’ di conti: solo di ingaggio dalla sua squadra, l’Inter Miami (di cui è socio anche David Beckham), Messi percepirà 53,7 milioni di dollari all’anno (il contratto, per ora, è biennale). Ma c’è dell’altro. Innanzitutto il contratto con Hard Rock Café, che già da un anno ha lanciato il “Messi Burger”, poi il ruolo di “testimonial” per Adidas e Apple: scarpe, abbigliamento sportivo e un docu-film raccontato dalla stessa “Pulce”, in esclusiva mondiale. Senza dimenticare la sua pubblicità per il marchio francese Louis Vuitton, pronto ad affermarsi ulteriormente Oltreoceano. Inoltre, la sua società PlayTime Sports Tech – aperta da Messi a fine 2022, in coincidenza con la Coppa del Mondo vinta in Qatar – che si occupa di investimenti per club sportivi, media e gruppi tecnologici, sta per spostare la sua sede da San Francisco proprio a Miami.
E non è tutto: Messi è molto impegnato anche in investimenti immobiliari in Florida e, in particolare, a Miami. A cominciare da una proprietà nella Porsche Tower (la torre con l’ascensore per le auto), un’altra nel grattacielo Sunny Island e un paio di mega-appartamenti ce li ha pure nel Trump Royale, il grattacielo con vista mare di proprietà dell’ex inquilino della Casa Bianca. Ma non è in nessuna di queste case che Messi andrà ad abitare con la famiglia, con la moglie Antonella Roccuzzo e i figli Thiago, Mateo e Ciro: il suo agente immobiliare gli ha consigliato un’altra zona residenziale esclusiva come Journey’s End (“La Fine del Viaggio”), dove un certo Jeff Bezos – il numero 1 di Amazon – ha comprato una “casetta” per gli anziani genitori…
Ma la “Messimania” è evidente anche solo respirando per le strade di Miami – sono già comparsi diversi murales a lui dedicati – dove già vive una folta comunità di argentini, nel bel mezzo della città più latino-americana d’America. Tutti vogliono comprare i biglietti per le partite dell’Inter Miami, tutti (anche facoltosi europei) vogliono comprare casa e poi affittarla a pezzi astronomici quando non ci sono. “E non era successa la stessa cosa quando a Miami era arrivato LeBron James”, spiega l’agente immobiliare, “perchè uno è una granfe giocatore di basket, l’altro è un personaggio che conoscono in tutto il mondo”. 
E lui, Messi, che ne pensa? Anche se ha annunciato che quello del 2022 sarebbe stato il suo ultimo Mondiale, nel 2026 avrà “appena” 39 anni e i Mondiali si giocano in buona parte negli Stati Uniti (oltre che Canada e Messico). Per cui, un pensierino, chissà…

Artist Maximiliano Bagnasco paints a mural of Argentine soccer star Lionel Messi, Monday, July 10, 2023, in the Wynwood neighborhood of Miami. (AP Photo/Lynne Sladky)