E SIAMO ARRIVATI ALLA “DECIMA”…

pine PINEROLO – E anche la decima replica di “Cani, Gatti, Parenti e Affini” e’ andata, qui al Teatro del Lavoro di Pinerolo. Nonostante qualche problema tecnico e organizzativo, dovuto soprattutto a impegni lavorativi, i Teatroci come sempre danno il meglio di se’ nelle condizioni piu’ estreme. E ne e’ uscito uno dei nostri migliori spettacoli. Grazie alla vecchia guardia: Erica Maria Del Zotto Gualtiero Papurello Giorgia Giardullo Dani Long Luca Bertalotti Vito Gioia. E grazie alle nuove leve: Marco Sarro (presentatore e telefonista pazzesco!), Marco Tancredi (indiano delle rose e delle…spine), Caterina Fera (godibilissima Grassa Cicciova) e Chiara Bombara (sciantosa venuta da Fossano) per il loro entusiasmo. E poi super pizzata a None! Grazie anche agli amici che sono venuti a vederci, dandoci fiducia. Siamo una compagnia “open” e ne siamo fieri. Il teatro e’ di tutti!!!!!! E pensare che qualcuno voleva debuttare con questa commedia il 20 ottobre, dopo un anno di prove! E invece abbiamo già fatto 10 repliche! Merda merda merda!
Prossimo appuntamento: 14 novembre alla “Pandurera” di Cento, con incasso a favore del restauro del Teatro Borgatti, colpito dal terremoto. Sara’ l’occasione per presentare alcune iniziative legate al mitico Andrea Balboni, un grande amante degli animali.

JUVE IMBAMBOLATA, SUPERFICIALE E IN CONFUSIONE

di Salvo Campanajuve
Una Juve quasi irriconoscibile quella contro il Napoli. Togliendo i primi venti minuti del primo tempo quando la squadra sembrava aver voglia di contrastare gli avversari con tanta determinazione ma con poche idee, i bianconeri sono stati travolti dalla rabbia napoletana, decidendo anche stasera di non giocare da squadra grazie alla poca veemenza di quei giocatori troppo lontani nel saper condurre un gruppo, nella consapevolezza di essere ancora definiti una grande squadra. Pogba continuava a giocare “normalmente” non dando quel tocco di qualità alla squadra, Dybala sembrava “estraniato” nel gioco prevedibile e poco cattivo della squadra, (anche se è stato l’artefice del cross per il goal dei bianconeri ma da lui ci aspettiamo molto di più) Zaza si dava da fare con poca personalità, mentre Hernanes pensava di giocare con i pulcini facendosi ingannare prima sul primo goal del Napoli non seguendo l’azione, e poi su un passaggio in orizzontale completamente sbagliato per regalare l’azione del raddoppio ai napoletani. Purtroppo il brasiliano ha un grosso difetto: quello della discontinuità a lungo termine. Quando è in giornata può fare la differenza, ma quando non è in serata, non riesce a fare nemmeno le cose normali, sconquassando la linea centrale, dove Lemina (l’unico giocatore che salvo questa sera indipendentemente dal goal) si dava da fare ma con un Pogba e gli esterni senza voglia di “osare” più di tanto. La cosa veramente allarmante non sono tanto il gioco o la scarsa veemenza di molti bianconeri, ma la totale assenza di reazione dopo il primo goal nel primo tempo, ancora più evidente nella ripresa dove negli ultimi 15 minuti la squadra ha collezionato soltanto un calcio d’angolo senza mai osare in attacco fatta eccezione quel tiro di Morata sul fondo (dovevamo mettere il Napoli alle corde). E’ questo a mio avviso il vero campanello d’allarme che deve essere attenzionato. Non siamo mai riusciti ad essere pericolosi nel finale. Concludo con l’allenatore. Ho sempre difeso il suo operato, anche quando stasera aveva schierato una formazione senza Cuadrado e Morata. Mi sembrava un normale avvicendamento anche logico in vista della Champions. Ma quando vedi un giocatore come Hernanes che giocava senza idee e con grande difficoltà anche nei passaggi elementari, si doveva immediatamente togliere già ad inizio della ripresa e non dopo 20 minuti di gara. Ho visto tanta confusione anche dall’allenatore che invece di far giocare un logico 3-5-2 nella ripresa, con l’innesto di Cuadrado, lo sposta al centro in un 4-3-2-1 snaturando le proprie qualità tattiche. Tale scelta di posizione del colombiano l’ho trovata davvero infelice non portando nessun beneficio tattico. Adesso si fa dura, nessuna previsione è davvero possibile.

E’ TORNATA LA JUVE?

di Ezio Maletto
(SpazioJ)M.-City-Vs-Juve

“Sulle sponde del mio divano mi sono seduto e ho pianto”. Parafrasare il titolo del celeberrimo libro di Paulo Coelho sintetizza al meglio quanto occorso al Vs. scriba quando la meravigliosa traiettoria disegnata da A. Morata è culminata alle spalle dell’ incolpevole Hart.

Tutta la frustrazione cumulata per l’ orrendo inizio di campionato si è sciolta in poche lacrime liberatorie, non soltanto addebitabili all’ importanza della rete nell’ economia della gara, ma anche e soprattutto alla gioia per l’impennata di una zebra che, anziché smacchiarsi del tutto, ha voluto e saputo riemergere dalle proprie secche proprio nell’ occasione che avrebbe potuto mortificarne vieppiù ogni velleità di recuperare un’ autostima in pericolosa picchiata.

Consumata la commozione, è sopraggiunta la soddisfazione di aver violato l’ Etihad Stadium, inflitto il primo dispiacere stagionale agli Sky Blues ed aver assistito ad una buonissima prestazione di Madama; meno grandiosa di quanto i sacerdoti del risultato descriveranno, ma decisamente incoraggiante, specie in rapporto al valore dell’ avversario ed alle aspettative della vigilia, che solo per pietoso eufemismo si sarebbero potute definire modeste.

Ignoriamo, ma poco importa, quale divino afflato abbia indotto il transeunte inquilino della panca alla scelta di una formazione finalmente logica e di un assetto, il 4-4-2 “elastico”, che nella sua semplicità è sempre straordinariamente affidabile, ma in punta di fatto entrambe le opzioni si sono svelate idonee alla bisogna.

Al di là della sterile formuletta, però, la Juventus, superato l’ iniziale spavento procuratole dal sciagurato tentennamento di Sturaro ( il peggiore dei suoi ), ha destato subito l’ impressione di aver ritrovato la compattezza smarrita a Shangai ed i requisiti caratteriali necessari per dispensare al meglio i sacramenti prestipedatori attesi, quando la Champions League chiama le astanti alla celebrazione del proprio rito, ossia: attenzione, consapevolezza, velocità di pensiero e nella circolazione della palla, coraggio.

A volte basta poco per indirizzare le sorti di una partita o addirittura di una stagione. Quel poco è governato da imperscrutabili disegni che l’ umana ragionevolezza identifica come iattura o fortuna, secondo la convenienza del loro tratto; se al pronti-via la Signora fosse andata subito sotto nel punteggio, l’ eleganza dell’ abito nero indossato per la serata di gala avrebbe assunto la mesta tonalità di un lutto forse impossibile da rielaborare.

È successo invece quel che normalmente accade a rischio catastrofe smaltito. La vita appare più bella e meritevole di apprezzamento e rispetto, così, da quell’ attimo è nata una prestazione finalmente degna, nell’ ambito della quale i Citizens si sono arrovellati inutilmente per trovare il bandolo di una matassa costretti a dipanare lentamente attraverso uno stucchevole fraseggio per linee orizzontali.

Obbligato all’ unica soluzione praticabile, cioè la ricerca di sofisticate combinazioni nei paraggi dell’ area zebrata, il City ha talvolta fatto trillare un allarme che il monumentale Buffon, migliore in campo, ha sempre provveduto a spegnere con eccezionale prontezza.

L’ ottimo controllo della situazione, purtroppo, si è specchiato in una timidezza eccessiva in fase di contrattacco, contrassegnata da una carenza di idee apparsa inveterata sino a quando la seconda squadra di Manchester è riuscita ad animare il proprio pubblico con un goal che grava pesantemente, ed in tutti i sensi, sulle spalle di “Magilla” Chiellini, per il resto autore di una prestazione eccellente.

Anziché abbattersi, la Juve si è accesa immediatamente e la sua reazione, peraltro lucida, nella mezz’ ora che mancava al calcar del sipario ha prodotto tutto quello che per eccesso di prudenza era stato elargito con parsimonia in precedenza.

Mentre la difesa albionica, forse attonita, vedeva le streghe, l’ animo di un popolo si riscaldava alla luce di una fiamma forse ancora troppo flebile per diventare incendio, ma bastevolmente tenace per instillare in chi ha riso delle recenti cadute un’ inquietante preoccupazione.

Se la trasferta si è conclusa in gloria, gran merito deve essere ascritto ad un Cuadrado magnifico anche per l’ abnegazione profusa nei contesti di gioco a lui meno consoni. In talune circostanze ha addirittura richiamato alla memoria dei calciofili “diversamente”giovani le movenze di quel grandissimo padrone della fascia che fu Franco Causio, altrimenti detto il “barone”. Ricalcarne almeno parzialmente le orme dipenderà solo da lui, il talento non gli manca.

Ai fini della crescita collettiva è stato altresì importante che gli stoccatori designati abbiano riallacciato il feeling con la rete. Segnare dà morale e sicurezza, che per le punte sono puro ossigeno; così come il tracimante entusiasmo collettivo di fine giochi corroborerà la coesione di un gruppo alla ricerca di nuovi equilibri.

È andata. Ovviamente auspichiamo che la rondine inglese preannunci una nuova primavera domestica, perché non siamo pronti, ne mai lo saremo, ad un’ annata di piccolo cabotaggio.

Lo verificheremo prestissimo e, forse non casualmente, proprio nell’ impianto più britannico del contesto peninsulare. Per il momento: alleluia!

SALVINI: “NON RIEMPIAMO L’ITALIA DI AFRICANI”

di Cristiano Tassinari
salvini(tratto da “Saluzzo Oggi”, 15.9.2015)
Immaginiamo Matteo Salvini alla mattina davanti allo specchio, tutto preso dalla scelta della felpa giusta al posto giusto. Per venire a Saluzzo e fare una capatina sul Monviso, in questa sua “due giorni” cuneese tra venerdì sera e sabato, ha scelto quella più adatta, proprio con la scritta: “Monviso”. E la sua immagine se la saranno ritrovata in tanti, vista la quantità spropositata di fotografie e di selfie che Salvini ha dovuto scattare, per tutti, con grande disponibilità. “Se prendessi un euro per ogni foto, le casse della Lega sarebbero piene”, dice sorridendo. “Io sono una persona normale, un Salvini qualunque, non un genio come, invece, crede di essere qualcun altro”, dice lo stesso segretario della Lega, molto disponibile anche nei confronti dei giornalisti. E giù applausi. Salvini va sul palco della “cena leghista” di Saluzzo, venerdi sera, parla a braccio per 45 minuti (e dire che era circolata voce che non avrebbe fatto nessun discorso…) e oscura tutti: nessuno si fila nemmeno di striscio alcune vecchie glorie padane, come Borghezio o tantomeno Cota, e loro hanno la faccia lunga così, da gregari che non vinceranno più nemmeno una corsa. Un po’ di luce propria, almeno non del tutto riflessa, la guadagna Gianna Gancia, sempre molto elegante, a cui tutti danno baci e abbracci soprattutto per il suo recente matrimonio con Calderoli, assente alla serata di Saluzzo. 18 euro per la cena agli affamati simpatizzanti e militanti leghisti (quasi 600): antipasto con battuta di fassone, toma e noci, risotto mantecato, capocollo di maiale, chantilly di yogurt con geleè di fragole, gelato, caffè, ammazzacaffè, vini piemontesi e…il discorso di Salvini. Che attacca così: “Voglio un’Italia con meno burocrazia, meno tasse e meno immigrati. L’ho detto e lo ripeto: prendiamo solo i profughi che provengono dalle zone di guerra e, attualmente, ci sono solo tre zone di guerra: Libia, Siria e Eritrea. Sapete quanti libici, siriani e eritrei ci sono tra i 3042 immigrati del centro d’accoglienza di Catania? Due: un libico e un eritreo. Nessun siriano, quelli li prende tutti la Merkel! In compenso ci sono 96 immigrati del Bangladesh: è forse scoppiata la guerra in Bangladesh? Non mi risulta. Ci sono pure quattro indiani: ho proposto di scambiarli con i nostri due marò”. Apoteosi. Zenith di applausi. Salvini è un fiume in piena. “Tutta l’Africa non ci sta in Italia. Non possiamo svuotare l’Africa e riempire Cuneo di africani. Pensate a quando gli immigrati eravamo noi e gli italiani emigravano in Sudamerica: trovavano forse qualcuno che li ospitava in albergo, con colazione, pranzo, cena e parabola satellitare? Non credo proprio. Qualcuno si lamentava forse che non c’erano le lasagne? Non credo proprio. Pensateci: chi scappa dalla guerra è già felice di non essere più a rischio della vita, chi scappa dalla guerra non si lamenta delle lasagne”. Poi il leader della Lega si butta a capofitto sulla crisi e i problemi economici. “Occuperemo la sede del Ministero dell’Economia”, dice Salvini, “perchè dobbiamo far cancellare una schifezza come la Legge Fornero. Mi dispiace che sia piemontese, ma la sua riforma delle pensioni, che Renzi non ha cancellato, sta rovinando la vita a milioni di persone. E se il Parlamento dice che quest’anno si occuperà dei matrimoni gay e solo l’anno prossimo della Legge Fornero, io dico che c’è qualcosa che non va. I matrimoni gay non sono un’emergenza. Le pensioni si. Soprattutto per le donne, perchè così come stanno le cose adesso saranno le più penalizzate e potranno andare in pensione solo a 65 anni e 7 mesi. Ma vi sembra una cosa da paese civile?”. Salvini annuncia per l’8 novembre una grande manifestazione della Lega a Bologna, nel “cuore rosso” dell’Italia. Proprio dall’Emilia arriva la storia dell’azienda Faac, cancelli automatici, un’azienda che funziona, ereditata dalla Curia di Bologna, che ha subito licenziato 50 dipendenti della sede di Bergamo per aprire in Bulgaria. “Una vergogna!”, tuona Salvini. E snocciola la sua ricetta per migliorare l’Italia: “Abbassiamo le tasse, cancelliamo i terribili studi di settore che rovinano artigiani, commercianti e professionisti, chiudiamo tutte le inutili Prefetture, tassiamo e regolamentiamo la prostituzione, via lo stupido limite dei 999 euro per i pagamenti in contanti, via l’obbligo di pagare con il bancomat, togliamo i vincoli alle aziende, soprattutto a quelle agricole, così importanti qui in provincia di Cuneo, smettiamola con questa accoglienza buonista, controlliamo le false cooperative sociali che sfruttano i lavoratori stranieri, perchè le prime vittime sono proprio i lavoratori italiani in concorrenza con loro. La vicenda dei braccianti agricoli di Saluzzo?  O del Meridione o della provincia di Milano? Un’immigrazione fuori controllo porta allo sfruttamento, allo schiavismo, al caporalato: non è possibile essere pagati 3 euro all’ora!”. Salvini si intenerisce soltanto un attimo, quando parla di figli e di famiglia. “Voglio un’Italia piena di culle, vorrei che gli italiani riprendessero a fare figli. Ma lo sapete perchè non li fanno più? Non perchè abbiamo disimparato come si fa, ma solo perchè avere un figlio costa caro. Perchè l’asilo costa, perchè il papà è un artigiano strangolato dalle tasse, perchè la mamma ha un lavoro precario e non sa se le rinnovano il contratto, perchè se vanno in banca a chiedere il mutuo per la casa, ridono loro in faccia. Ecco perchè gli italiani non fanno più figli. E allora cosa si può fare? Abbiamo guardato cosa succede in Francia, qui vicino a noi. I francesi hanno un tasso di natalità quasi il doppio degli italiani, e non è certo merito dei vini francesi: il merito è del fatto che tutti gli asili nido pubblici sono gratuiti per tutti i bambini fino ai due anni. Ecco perchè loro possono permettersi di fare più figli. Prendiamo esempio da loro! Ditelo a Renzi!”. E a proposito delle famiglie: “Io ho una bambina che sta per compiere tre anni e vorrei lasciarle un paese come mio padre l’ha lasciato a me. Ho amici della mia età che hanno figlie di 14-15 anni e quando, verso sera, sono in giro per Milano, vivono con l’angoscia, con il cellulare sempre acceso e, quando finalmente le ragazze tornano a casa, tirano un enorme sospiro di sollievo e ringraziano il Cielo: ‘Anche per oggi è andata bene’. Non va bene così, non possiamo vivere nel terrore che là fuori possa succedere qualcosa alle nostre figlie”. E giù applausi, sempre più scroscianti. Poi le note di Va’ Pensiero, l’orchestrina che suona brani vagamenti celtici e, il sabato mattina, il “pellegrinaggio politico” alla foce del Po e alle pendici del Monviso. E Salvini sembra sempre più in alto.

E LE PORTE FINALMENTE SI APRIRONO….

E LE PORTE FINALMENTE SI APRIRONO…
di Cristiano Tassinari 191312077-7ac4f637-5f40-46ca-a5db-1bdeda3618f1
Non so cosa sia successo e quando sia successo esattamente, ma qualcosa è cambiato. L’arrivo dei profughi siriani alla stazione di Monaco di Baviera, in Germania, accolti addirittura dagli applausi, è un gesto meraviglioso che resterà per sempre nei libri di storia e nei cuori di chi ha vissuto da vicino questi giorni. Noi possiamo, al massimo, applaudire stando seduto su un comodo divano occidentale di fronte ad un mega-televisore, magari di fabbricazione tedesca o asiatica. Siamo spettatori della Storia, un po’ come era successo – sempre in Germania – il 9 novembre 1989, per la caduta del Muro di Berlino. Il 5 settembre 2015 assumerà la stessa importanza. Finalmente l’Europa si è svegliata. Intesa, naturalmente, come Europa dei governi: l”Europa dei popoli lo aveva già capito, almeno chi ogni giorno, da anni, sulle coste del Mezzogiorno d’Italia, offre ospitalità a questi disgraziati che arrivano da paesi poveri e ora anche dilaniati dalle guerre e dalla presenza dei terribili tagliagola dello Stato Islamico. Mettetevi nei loro panni: come si può rimanere là? Mettiamoci nei loro panni: non avremmo fatto la stessa cosa? Non avreste voluto anche noi, non avremmo voluto anche noi, qualcuno che finalmente ci tendesse la mano? Certo che si. Qualunque rischio, pur di arrivare nella nostra ancora ricca e democratica Europa, non è comunque sempre meglio che rimanere in balia di povertà e assassini truculenti? La risposta è si, ovviamente. Fosse anche una camminata a piedi da Budapest a Vienna, la Lunga Marcia della Speranza. E noi, che nella decadente Europa ci viviamo, non ci siamo ancora resi conto della fortuna che abbiamo sotto il sedere, la fortuna di essere nati qui in Italia anzichè in Siria o in Libia. Ma forse, questa fortuna, non vogliamo più dividerla con nessuno. Probabilmente ci siamo dimenticati di quando i poveracci e gli emigranti eravamo noi, in giro per il mondo, trattati male come spesso sono trattati male questi poveri disgraziati che cercano solo un posto dove vivere in pace. Noi abbiamo la crisi, loro hanno la guerra, loro hanno gli assassini alle calcagna. Se ne debbono essere scordati anche gli ungheresi, un popolo che è stato oppresso per 50 anni dalla dittatura sovietica, e che ora – con un vergognoso governo neonazista – si permette addirittura di erigere un muro (un altro muro?) contro l’arrivo dei profughi. Mi sono sempre espresso in maniera molto critica contro questa Europa dei banchieri e che pensa solo ai soldi, che perde mesi per risolvere il problemi di cassa della Grecia e dedica 5 minuti per tentare di risolvere l’immane problema, epocale, della fuga dei popoli da un posto all’altro. Un’emergenza che durerà 20 anni, dicono. Probabile, possibile. Ma adesso qualcosa è cambiato. “Merito” della foto terribile del bambino siriano morto sulla spiaggia turca? “Merito” degli stessi profughi che hanno smesso di arrivare solo in Italia e che hanno letteralmente invaso altri paesi, dalla Grecia alla Macedonia, con i treni che attraversano il cuore della Mitteleuropa, fino a Budapest e Vienna, fino alla stazione di Monaco di Baviera, rendendo il problema-immigrazione un problema mondiale e non solo italiano? Certo, è successo anche questo, in pochi giorni, con una vertiginosa accelerazione rispetto all’immobilità dell’operazione Mare Nostrum. Leggo sui social network commenti discordanti e a volte disgustosi: qualcuno parla di “strana” apertura della Germania, qualcuno se la prende con la Merkel, altri dicono che è tutto un business (altro che mano sul cuore), gli sfoghi troppo buonisti e troppo razzisti si sprecano, qualcuno cerca con il lanternino la differenza tra profughi, rifugiati di guerra, richiedenti asilo politico e clandestini. Ha ha ragione il collega Francesco Gilioli, inviato per il Gruppo L’Espresso alla stazione Keleti di Budapest: non si può parlare di immigrazione se non si è visto quello che è successo in questo giorni, in queste settimane, in questi mesi, leggendo negli occhi di questi uomini, donne e bambini, la disperazione ma anche la speranza, fosse solo di stringere forte un morbido peluche. Ora vediamo quello che succederà, ma finalmente la buona notizia è che qualcosa è già successo. Il prossimo passo sarà fare qualcosa per fermare la carneficina in Siria, Libia, Iraq e paesi derelitti limitrofi: solo così questi “poveri disgraziati” potranno essere persone felici nelle loro terre, a casa loro. Lo vorremmo anche noi, se fossimo al posto loro.

UN FEDELE SERVITORE DELLO STATO

Un fedele servitore dello Stato. Si dice così, no? Allora lo possiamo dire senz’altro del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Giovedì 3 settembre saranno passati 33 anni dalla sua morte. Avrebbe compiuto 62 anni qualche settimana dopo. Nato a Saluzzo (Cuneo) il 27 settembre 1920, figlio di un Generale dei Carabinieri, il giovane Carlo Alberto si godette poco la gioventù saluzzese in epoca fascista e combatté in Montenegro durante la Seconda Guerra Mondiale come sottotenente, entroò nei partigiani dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, quindi seguì le orme paterne entrando nei Carabinieri. Negli anni ’70, gli “anni di piombo”, fu alla guida del Nucleo Antiterrorismo, con base a Torino. E proprio dal capoluogo piemontese fu uno dei principali artefici della lotta al terrorismo, in particolare contro le Brigate Rosse. Nel 1974 ad un passaggio a livello a Pinerolo vennero arrestati Renato Curcio e Alberto Franceschini, ideologi e fondatori delle Brigate Rosse. Curcio restò poco dietro le sbarre: evase nel febbraio del ’75 dal carcere di Casale Monferrato, grazie ad un blitz dei compagni brigatisti capeggiati dalla moglie di Curcio, Margherita “Mara” Cagol. Qualche anno dopo, la donna rimase uccisa in un conflitto a fuoco con i carabinieri sulle colline di Acqui Terme. Questo episodio, le rivelazioni del pentito Patrizio Peci e la successiva sanguinosa irruzione (quattro brigatisti e la proprietaria dell’appartamento restarono uccisi) di via Fracchia (1980), un covo delle BR a Genova, portò all’inizio della fine del terrorismo in Italia.
Nel 1982, il Generale Dalla Chiesa fu nominato Prefetto di Palermo dall’allora ministro dell’interno Virginio Rognoni, che gli assicurò poteri straordinari per combattere la mafia come aveva fatto con il terrorismo. Ma furono solo parole: più volte Dalla Chiesa si lamentò di essere stato lasciato senza uomini, mezzi e sostegno dello Stato.
Dopo la morte per infarto della prima moglie nella loro casa di Torino (1978), il Generale Dalla Chiesa si risposò il 12 luglio 1982 con Emanuela Setti Carraro, una giovane infermiera di Vercelli, di 30 anni più giovane. Il loro matrimonio durò fino a quella maledetta sera del 3 settembre 1982: alle 21,15 la piccola A112 bianca sulla quale viaggiava il Generale Dalla Chiesa, guidata dalla moglie, fu affiancata in una via di Palermo da una Bmw, dalla quale partirono alcune raffiche di kalashnikov, che uccisero sul colpo Dalla Chiesa e la moglie. Dietro, un complice fulminò a colpi di mitra anche l’autista e guardia del corpo, che seguiva Dalla Chiesa a bordo di un’altra auto di servizio.
Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è sepolto a Parma, nel Cimitero delle Villette. 280px-DallaChiesa

ALL’EXPO CON LA BIG FAMILY!

MILANO – Metti un sabato con tutta la famiglia all’Expo: a qualcuno è piaciuto molto, a qualcun altro non è piaciuto granchè…però l’importante è stare tutti insieme sotto l’Albero della Vita!
(grazie a Laura Macrì per la foto con il selfie-stick al quinto tentativo)…big family

TASSO RE PEPERONE

CARMAGNOLA (TORINO) – Nell’esercizio delle sue funzioni di bravo giornalista, può persino capitare di imbattersi casualmente nell’avvocato Alex Gilardini alla Sagra del Peperone di Carmagnola e rimanerne completamente travolti…tasso pepe

TASSO CAVALIERE (HONORIS CAUSA) DI MALTA

Lo volete un piccolo reportage sull’Isola di Malta? A me è piaciuta molto, a mia moglie meno, forse perchè la giudica sporca. Però io credo che sia riduttivo giudicarla cosi: altrimenti bisognerebbe dire anche di Roma che è sporca. Invece, per fortuna, c’è di più. Certo Malta non è un’isola dove si può pensare di andare per almeno una settimana solo a prendere il sole: bisogna girare, girare, girare, gambe e zaini in spalla. Con gli autobus turistici, con i bus di linea (tantissimi ed efficientissimi!), con una macchina a noleggio o persino con uno scooter. Poi bisogna essere un po’ amanti del rischio: del rischio di farsi male, in particolare, a causa delle spiagge fatte quasi esclusivamente di pietre e di scogli (anche a Gozo e Comino, le due microisole maltesi). Quindi, quando alla fine trovate una spiaggia finalmente di sabbia (vedi foto: a Golden Bay, nel nord dell’isola), tenetevela stretta per un paio di giorni. E poi riprendete a visitare, tanto si fa in fretta: Malta è grande 25 volte meno della Sicilia e ha meno della metà della popolazione di Torino (nemmeno 400 mila abitanti in tutto)! La nazione più piccola di tutta l’Unione Europea! tasso a maltaNon si può certo pretendere che abbia una forte nazionale di calcio, no? Visitate, amici, visitate: forse imparerete qualche parola di maltese (“Grazzi” vuol dire grazie, ma il resto sembra arabo), forse imparerete qualche parola di inglese grazie ai tanti corsi di lingua presenti, scoprirete la deliziosa capitale Valletta, con i suoi palazzi dedicati ai Gran Maestri dei Cavalieri di Malta, scoprirete il lungomare e le baia di Sliema, Bugibba, St. Paul, St.Julian, il palazzo più alto di Malta (un Hotel Hilton) e la pizzeria più antica, dove si può mangiare una buona napoletana con meno di 20 euro in due: in generale, infatti, Malta è un po’ meno cara dell’Italia. Per una pinta di birra locale, la Cisk, ve la cavate con 2 euro e 50. Poi, con tutti i turisti che hanno (un milione e mezzo all’anno, il 70% italiani: nulla in confronto ai dieci milioni di turisti di Maiorca, ad esempio), potrebbero anche sistemare qualche palazzo e qualche hotel diroccato e decadente, ma in fin dei conti sono isolani, no? Se la prendono comoda. E fanno bene. Qualche gru, però, all’orizzonte c’è. Erano poveri pescatori, stanno diventando benestanti. Ma anche loro hanno il problema degli immigrati alle porte e la Libia, se guarda la carta geografica, è davvero ad un passo. Tanti gli italiani, dicevo: che ci vengono in vacanza (i siciliani da Catania ci mettono 20 minuti di aereo), ma che ci lavorano pure, soprattutto nel settore alberghiero, in special modo nelle reception degli hotel. E ci dicono che in inverno a Malta fa un po’ freschino, soprattutto nelle case, che non sono dotate di riscaldamento. Vabbè, un piccolo dettaglio: cosa volete che sia? Intanto, in un’estate infuocata, noi a Malta ci siamo beccata una settimana di buona fresca arietta di mare. Mica male. Gli italiani che vivono li dicono anche che va di moda il Capodanno festeggiato a Malta: forse avrò l’occasione di verificarlo. E chissà che i Gran Maestri non decidano di nominarmi Cavaliere di Malta Honoris Causa. In fin dei conti, il portamento nobile ce l’ho già, non trovate?

TASSENGER, ALLA SCOPERTA DEI MISTERI!

SEMBRA UNA MISTERIOSA FOTO DA REPORTAGE DI “VOYAGER” O DI “KAZZENGER” O ADDIRITTURA DI “TASSENGER”: CHISSA’ DOV’E’ STATA FATTA QUESTA FOTO. ALLA BASE LUNARE ALFA? ERUZIONI VULCANICHE IN CITTA’? MAGMA SOTTERRANEO? O SEMPLICEMENTE LA SABBIA SILICEO DELLO STADIO DI MODENA? PROVATE AD INDOVINARE…NOI SIAMO QUI PER RISOLVERE MISTERI!!!!!tasso eurutto