RIFLESSIONE SULLA TV DEL DOLORE: NON PER I MIGRANTI, MA PER COSTANZO

Ore e ore di “tv del dolore”. Non sulla tragedia dei migranti in Calabria, no. Ma sulla morte di Maurizio Costanzo. Mediaset non parla d’altro da quattro giorni, la Rai più o meno la stessa cosa. Nemmeno per Ratzinger e Wojtyla, cosi tanto.
Ma fanno bene. Acchiappano l’interesse del pubblico, del loro pubblico. Numeroso, in qualunque fascia d’età. Una platea sterminata di telespettatori che diventano “amici”, a tal punto da chiedere un selfie per ricordo.
Un livello nazional-popolare, creato proprio con l’aiuto delle trasmissioni di Costanzo, di qualità più alta, e della vedova di Costanzo, di qualità più bassa, che rispecchia però fedelmente l’interesse della nostra società, interessata soprattutto ai fatti dei Vip: vita morte e miracoli.
Ma non è grave, succede.
Anch’io qualche giorno fa ho fatto un selfie con un personaggio famoso, Giacomo Agostini, incontrato per caso. Chi non vorrebbe avere un selfie con un Vip?
In questo mondo, del resto, conta più essere famosi che ricchi, credo.
Purtroppo i migranti, in questo, non fanno notizia. Non erano famosi.
“La tv del dolore”, tranne qualche servizio nel Tg, non è fatta per loro.

TOPSHOT – A photograph taken on February 28, 2023 shows a onesie and pieces of wodd washed up on the beach, two days after a boat of migrants sank off Italy’s southern Calabria region, in Steccato di Cutro, south of Crotone. – The overloaded wooden boat broke up and sank early on February 26, 2023 in stormy seas off Italy’s southern coast, with bodies, shoes and debris washing up along a long stretch of shoreline. The death toll rose on February 27, 2023 to 62 people, a coast guard official told AFP — and

QUELLE CLASSICHE RAPINE ALLE GIOIELLERIE…

Sono un appassionato lettore dei gialli di Paolo Roversi, in particolare della serie di Radeschi, ma questo è il mio primo “contatto” con la profiler Gaia Virgili: e mi è piaciuto molto!
Una classica serie di rapine nelle gioiellerie di mezza Europa e una vertiginosa caccia alla banda da parte della squadra guidata da Gaia Virgili.
Molta azione, pochissime divagazioni, tutti i personaggi azzeccati, le caratterizzazioni psicologiche che servono e i “buoni” che ce la fanno anche stavolta a spuntarla sui “cattivi”.
Ma le avventure della profiler continueranno… E io, intanto, mi leggo quelle che ancora non ho letto!

 

 

Il lusso del caviale: non al ristorante, ma nelle boutique di cosmetica

Il caviale non più solo come delizioso status-symbol gastronomico, ma anche lussuoso ed efficacissimo prodotto per la bellezza della pelle e del corpo. Benchè il caviale sia usato da tempo in cosmetica, soltanto negli ultimi tempi ha ottenuto – anche in questo settore- il successo e la considerazione che merita.
E sgombriamo subito il campo dai dubbi sui prezzi potenzialmente stratosferici delle creme al caviale: in genere, più costose della media, ma in linea con il mercato d’elite. Tranne per alcuni prodotti di assoluta “eccellenza”.
La più grande qualità del caviale in ambito cosmetico? Combatte l’invecchiamento della pelle, lasciandola liscia e luminosa.
Le creme al caviale sono un toccasana per avere un aspetto più giovane e tonico: è un concentrato di proteine, aminoacidi, acidi grassi, lipidi, minerali e vitamine A, B1, B2, B6 e D, particolarmente indicato per uomini e donne in età matura che vogliono contrastare i segni del tempo.
Creme, sieri e maschere al caviale: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dall’elisir anti-age al contorno occhi, dalle maschere viso ai trattamenti per le labbra e alle creme per le mani, fino al “Vitabay” alle perle di caviale – un eccellente siero in gel anti-invecchiamento – e al “Locherber Green Caviar”, un mix tra cellule staminali vegetali e caviale botanico, da utlizzare come straordinaria crema anti-age.
Nei negozi di cosmetica, questi sono prodotti che, in confezioni da 30 ml, si possono trovare a 60-70 euro, qualcuno di questi prodotti anche prezzo inferiore.
Il livello sale con la crema Caviar Matis, 100% di caviale francese con ricco contenuto di Omega3, proteine, minerali e citamine al collagene marino alla rosa damascena. Confezioni a partire da 156 euro.
Ma il vero “deluxe” comincia con i prodotti “hors catégorie“, come la preziosa crema al caviale La Prairie, l’apice del lusso in fatto di skincar, con tecniche di bioingegneria per arricchire l’estratto di caviale naturale con gli ingredienti più efficace: in questo caso, una confezione grande costa 1.154 euro! 478 euro quella più piccola…
Che sia a tavola o sulla pelle, in definitiva il caviale resta sempre e comunque un prodotto di lusso: adesso per avere un buon caviale, però, non bisogna più andare al ristorante, bensì in una boutique di cosmetica

 

Il “dispiacere” di essere Ignazio La Russa

“Accetterei con dispiacere la notizia di un figlio gay: come se fosse milanista, diverso da me. Un padre etero vorrebbe che il figlio fosse come lui”.
Frase molto infelice di Ignazio La Russa, che prima di essere un padre più o meno orgoglioso e un focoso tifoso dell’Inter, dovrebbe ricordarsi – ma se ne dimentica spesso – di essere il Presidente del Senato dela Repubblica, la seconda carica dello Stato in Italia.
Intervistato dal programma Rai “Belve”, La Russa prova a spiegarsi, ma peggiorando le cose: “Leggo di tante critiche che vengono da chi non ha neanche visto il programma, visto che va in onda stasera, senza capire il contesto. A una domanda specifica ho risposto che avere un figlio gay sarebbe un piccolo dispiacere, ma non un problema. Poi mi è capitato sul serio: uno dei miei figli andava allo stadio a vedere il Milan, e per me è stato un piccolo dispiacere, nulla di più”.
Apriti cielo, per l’ennesima gaffe di La Russa.
Subito sono arrivati commenti al vetriolo, nei confronti del numero uno di Palazzo Madama: “Avere un padre con i busti di Mussolini in camera da letto, quello si che è un dispiacere”, ha scritto su Twitter il deputato PD Alessandro Zan.
Rincara la dose Elly Schlein, in corsa per la segreteria del Partito Democratico: “L’unica sciagura per le famiglie italiane è avere la seconda carica dello Stato che fa dichiarazioni omofobe, sessiste e nostalgiche dimostrando la totale inadeguatezza al ruolo istituzionale che ricopre”.
La figuraccia di La Russa è continuata a livello planeterio, con siti e giornali di mezzo mondo che hanno ripreso la sua infausta affermazione.
Adesso, il vulcanico Ignazio dirà che “era una battuta” e che è stato “mal interpretato”, ma per lui vale in assoluto il sempre valido consiglio: il bel tacer non fu mai scritto.

Spagna, via libera alla legge per il cambio di genere a partire dai 16 anni

La Spagna ha approvato la cosiddetta “Legge Trans” che consente il libero cambio di genere a partire dai 16 anni.

I parlamentari spagnoli hanno definitivamente adottato la normativa che consente alle persone di cambiare sesso attraverso una semplice dichiarazione amministrativa. La decisione ha scatenato un acceso dibattito all’interno della stessa coalizione di sinistra al potere.

Il testo elimina l’obbligo di fornire referti medici attestanti la disforia di genere e la prova del trattamento ormonale seguito per due anni, come avveniva finora per gli adulti.
La legge, promossa in particolare dalla ministra spagnola delle Pari Opportunità Irene Montero (Unidas Podemos) e richiesta a gran voce da diversi collettivi LGTB+, contempla la possibilità di chiedere la modifica del proprio sesso all’anagrafe (attraverso una doppia dichiarazione a distanza di tre mesi) senza autorizzazioni giudiziarie o mediche a partire dai 16 anni (dai 14 previo assenso genitoriale).  Tra i 14 e i 16 anni servirà invece il consenso dei genitori, mentre tra i 12 e i 14 l’approvazione giudiziaria.
La legge, inoltre, proibisce le terapie di conversione e mette in atto misure contro l’omofobia nei settori della salute, dell’istruzione e dell’occupazione.

Proprio questo e altri aspetti del testo sono stati a lungo oggetto di polemiche che hanno provocato divisioni all’interno del movimento femminista spagnolo: in particolare, una parte delle femministe si dice contraria a questa norma in quanto vede in essa problemi potenziali di “insicurezza giuridica”, di applicazione di politiche contro la discriminazione delle donne e per quanto riguardo l’autodeterminazione dei minori di 18 anni.

Il Congresso spagnolo dei deputati ha approvato in via definitiva anche la riforma sulla salute sessuale e riproduttiva e l’interruzione volontaria della gravidanza che introduce il congedo mestruale, sovvenzionato dallo Stato, con certificato medico, per chi soffre di mestruazioni dolorose e invalidanti.

Lo stesso provvedimento garantisce l’aborto “libero e sicuro” nelle strutture pubbliche a partire dai 16 anni e introduce in Spagna la distribuzione gratuita di assorbenti e prodotti di igiene intima per il ciclo mestruale in scuole, carceri ed enti pubblici.

Il provvedimento è stato approvato con 185 voti a favore e 154 contrari.

People celebrate the new Transgender Law on the steps of the parliament in Madrid, Spain, Thursday, Dec. 22, 2022. Spain’s lower house of Parliament has passed a transgender law that allows citizens over 16 to change their registered gender without medical supervision. Under the law, drawn up by the center-left coalition government, minors between 12 and 13 will need a judge’s authorization to undergo the change and those between 14 and 16 will need to be accompanied by their parents or legal tutors. (AP Photo/Paul White)

Raquel Welch, un mito di bellezza

Raquel Welch, un mito di bellezza, per sempre.

L’attrice americana è scomparsa ieri (mercoledi 15 febbraio 2023) all’età di 82 anni, dopo una breve malattia .
Era diventata un sex symbol del cinema dopo essere apparsa in un bikini di pelle di daino nel film “Un milione di anni fa”, uscito nel 1966. 

All’anagrafa Jo-Raquel Tejada, nata a Chicago nel 1940, da padre boliviano e madre americana, la Welch si sposata quattro volte, conservando per sempre il cognome del primo marito, sposato a 18 anni, con il quale è diventata famosa negli anni ’60.  

Vincitrice di un “Golden Globe”, Raquel Welch ha recitato in più di 30 film, tra cui “Viaggio fantastico”   e “I tre moschettieri”, oltre ad una cinquantina di serie televisive, in una carriera durata più di 50 anni. 
Raquel Welch fotografata a Londra, nel 1969. Aveva 29 anni. (AP)

Grazie a tutti!!!!

Nella notte, con l’eco degli applausi e l’entusiasmo per il successo della “prima” della nostra commedia “L’AMOR SENZA BARUFFA FA LA MUFFA”, vorrei fare un po’ di ringraziamenti.
A cominciare, naturalmente, da Daniele Rinaldi, “motore” delle attività del Teatro Cardinal Massaia di Torino, da sempre la nostra “casa”, e che – dopo la pandemia – per la prima volta ci ha rivoluti sul palco. E da lì, eravamo sicuri del successo di pubblico: 240 spettatori, tra parenti, amici (finalmente un’occasione per vederci di persona!), conoscenti e appassionati del teatro brillante.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno passato una soleggiata domenica di febbraio insieme a noi e a quelli che sono riuscito a salutare di persona: Dario Fer Marina Rota Giuseppe Riccardo Lo Faro Ugo Bruno Laura M. Vaschetto Patrizia la Neve Cristiana Gariglio Marisa Fumetto, Loredana Cella, Lia Maro Enrica Bianchi, Carmine Salimbene, Max Cor, Gianni Soria (era il suo compleanno!), Antonio Olivastro Anna Linzalone Cristina Botta Franca Floreine Sergio Giunipero Raffaele Petrarulo, Cristiana Gariglio, mio padre il signor Guido e mio cognato Stefano…
Chi non è potuto venire, non si preoccupi: presto ci saranno altre repliche – magari anche nella vostra città e nel vostro paese – e un evento in diretta su Facebook.
Uno dei commenti più belli è stato questo, di mia cognata Claudia: “La commedia fa ridere e fa piangere”.
Eh si, perché stavolta abbiamo scelto di dedicare una parte dello spettacolo al tema dell’Alzheimer, che ci sta particolarmente a cuore ❤️, cercando di raccontarlo in maniera delicata, con una grande interpretazione drammatica di Luca Bertalotti nel ruolo di Vanni (e con una parrucca che sembrava Paolo Gentiloni…).
Per noi e per chi ci conosce ormai dal 2015 (siamo alla decima commedia, solo copioni originali, scritti da noi) è stata novità, questa nota “seria”, ma forse è il segno di una compagnia – noi, i Teatroci – più “matura” o, semplicemente, “invecchiata”. Nel senso buono del termine, s’intende. E, del resto, sul palco abbiamo interpretato tre coppie di anziani, alle prese con un amore di lunga data (più di 5 decenni e più di 10 lustri…) e con le baruffe della vita quotidiana. Filomena detta “Mena” (la nostra super regista Erica Maria Del Zotto, adorabilmente scorbutica!), Potito detto “Tito” (il sottoscritto, parruccato di biondo tipo Pappagone e imbiancato più di quanto non sia già nella realtà), Luigina detta “Gina” (la straripante Paola Ivaldi, per la prima volta con noi) e Leopoldo detto “Poldo” (un irresistibilmente pigrone Marco Sarro)…
Della piccola comunità fanno parte anche don Giovanni Casanova (che nome, per un prete! Gualtiero Papurello è stato bravissimo nel ruolo del saggio consigliere, con qualche debolezza per le torte e non solo…) e la svampitissima e simpaticissima perpetua calabrese Palmira (grande Caterina Fera con il suo “Basta faticare, cominciare a swifferare!”), innamoratissima del barbuto parroco…
Un ringraziamento speciale al nostro staff: mio figlio Amilcare (ah no, Santiago…) che è stato bravissimo (nel senso di tranquillo) sia sul palco che dietro le quinte: non era mica scontato!), il mago-audio luci Mirco Negri (esperto anche…di pronto soccorso e traslochi), la Direttrice di scena Patrizia Del Zotto, preziosa – mai come stavokta – suggeritrice del copione, e al “buttadentro” Rino Falanga, che ci accompagnano da anni, la nostra esperta di trucco, parrucco, costumi e arredamento, nonché mia assistente personale, Anto Macrì, presente anche a distanza, il nostro regista televisivo Teodoro Cavalluzzo, che presto trasformerà lo spettacolo in un fantasmagorico show multimediale (!!!), il grande Pasquale Ieluzzi, che ci onora della presenza della sua telecamera da anni (e presto vedrete il suo video su YouTube), i fantastici Luca e Daniel, che si sono occupati della scenografia e, in particolare Luca, pure del sipario e di agganciare i microfoni alle orecchie degli…smemorati attori, il nostro fotografo ufficiale Claudio Bonifazio che ci segue da sempre con fotografie stratosferiche (finalmente siamo riusciti a fare la foto con il pubblico!), il giovane grafico Riccardo Cestaro, l’artista delle nostre locandine, arrivato direttamente da Ferrara, le campane della chiesa della Madonna di Campagna che ci hanno fatto da colonna sonora, la ditta MGD di None per averci prestato, all’ultimo minuto, un indispensabile avvitatore e i produttori di Maalox, Borocillina, Brufen, Bentalan, Acutil Fosforo, varie ed eventuali che hanno permesso ad alcuni attori (tra cui il sottoscritto) di andare regolarmente in scena!
E un dolce saluto, infine, ai nostri attori – gli unici “giovani” della compagnia – Alessandro Iulianelli e Manuela Di Franco, stavolta assenti giustificati, perché hanno appena dato alla luce il piccolo Christian ❤️, presto sul palco con noi!
Grazie un mondo ancora a tutti!
Ci vediamo presto, tutti insieme appassionatamente!!!! ❤️❤️❤️⏰️‼️

“La ciliegina sulla torta!

Lei donna in carriera (bravissima e nevrotica Edy Angelillo), lui casalingo (Blas Boca Rey, conciliante e accomodante, fino a quando non teme di essere cornificato..). Una coppia un po’ insolita, ai limiti di una crisi di nervi. Soprattutto quando il figlio Tommy (Adelmo Fabo, bello e fico!) torna dall’America – dove studia – con la nuova fidanzata Cherry (Debora Caprioglio, strepitosa nel suo slang americano-napoletano), che potrebbe essere…sua madre!
E non tutti sono contenti. Ma potrebbe pure andare peggio (o meglio), con sorpresa finale…
Si ride alla grande!!!!!!!! E se avete caldo, aprite spesso il frigorifero…
Grazie alla regia di Diego Ruiz!!!!! Una garanzia!!!

Spagna: i braccialetti elettronici contro il “terrorismo machista”

In Spagna, la violenza nei confronti della donne sembra un male endemico impossibile da estirpare, e con l’entrata in vigore delle nuove norme sulla libertà sessuale, la cosiddetta legge “Solo Sì è Sì“, il braccialetto elettronico assume nuovo vigore.

I braccialetti di controllo sono dispositivi che geolocalizzano sia la vittima che l’aggressore e inviano un avviso quando quest’ultimo viola la distanza di sicurezza imposta.

La magistrata Victoria Rosell, delegata del governo di Pedro Sanchéz contro la violenza di genere, spiega che le vittime di abusi e stupri potrebbero ottenere questo dispositivo di sorveglianza telematica in meno di 24 ore, in caso di ordine del tribunale, quando l’autore del reato sessuale viene scarcerato.
Tuttavia, il numero di braccialetti distribuiti non è stato reso noto per motivi di sicurezza.

“Non posso darvi il numero esatto”, spiega Victoria Rosell. “Posso dirvi che tutti quelli che sono stati richiesti dai tribunali sono stati installati, è una questione di sicurezza per le vittime”.

La legge sulla libertà sessuale, definita – appunto – “Solo Sì è Sì”, è entrata in vigore il 7 ottobre 2022, di fatto cancellando – tra le altre cose – il reato di “abusi sessuali” ed equiparandolo a violenza sessuale a tutti gli effetti.

Due mesi dopo l’entrata in vigore della nuova legge, però, dicembre è diventato il mese con il maggior numero di femminicidi in Spagna (11) dal 2015. 

I braccialetti di controllo telematico hanno dimostrato la loro efficacia sin dalla introduzione, nel 2009, poiché nessun utente di questo servizio è stato assassinato dal proprio partner o ex partner.

Attualmente sono 3.015 attivi e circa 1.300 ancora disponibili.

Tra gli altri sistemi di sicurezza, inoltre, esiste il sistema Viogén, un programma informatico – avviato nel 2007 – utilizzato dai corpi di polizia spagnoli, che valuta il rischio di recidività del reato, quindi il fatto che un uomo possa tornare ad aggredire la sua compagna o ex compagna.

Nonostante il 2022 sia stato l’anno in cui si è registrato il minor numero di femminicidi in Spagna, 46 in tutto (in Italia sono stati quasi il triplo: 120!), dal 2003 ad oggi, i casi in aumento di dicembre e gennaio (addirittura quattro in un giorno solo!) alzano la soglia di preoccupazione.

Secondo il ministro spagnolo degli Interni, Fernando Grande-Marlaska, è ora di mettere fine a quello che definisce “terrorismo machista”.

Ciao, diva “Lollo”!

È morta Gina Lollobrigida. Grande protagonista del cinema italiano, era nata a Subiaco il 4 luglio del 1927, aveva quindi 95 anni.

Lo scorso settembre l’attrice, che una generazione ha conosciuto come la Bersagliera, era stata dimessa dalla clinica, dopo una caduta in casa che le aveva causato una frattura del femore per cui era stata operata. Già quattro anni fa la Lollo era finita in ospedale proprio per un incidente domestico. In quell’occasione l’attrice fu presa in cura dai sanitari del Sant’Eugenio, ospedale a poca distanza dalla sua villa sull’Appia Antica, e dimessa un paio di giorni dopo.

L’incidente al femore è avvenuto a due settimane della tornata elettorale del 25 settembre in cui la Lollobrigida era candidata a Latina al collegi o uninominale del Senato, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale, per la lista ‘Italia sovrana e popolare’, che riunisce Partito comunista, Patria socialista, Azione civile, Ancora Italia e Riconquistare l’Italia.

In carriera si è aggiudicata, tra gli altri, sette David di Donatello: la sua fama è legata al nuovo cinema italiano del neorealismo: lavora con Pietro Germi (“La citta’ si difende”) e con Carlo Lizzani (“Achtung banditi”) alla metà esatta del secolo scorso ritagliandosi ruoli di vigorosa passionalita’ popolana in cui affina una recitazione da autodidatta imprimendole la sua personalità.

Il primo successo personale è però fuori dai confini: il francese “Fanfan la Tulipe” con Gerard Philipe nel 1952. Recita per Rene Clair, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli e Steno, Mario Soldati e finalmente diventa diva in patria con il trionfale “Pane amore e fantasia” di Luigi Comencini (1953) compreso il fortunato seguito sempre in coppia con Vittorio De Sica.

Negli ultimi anni si era dedicata  anche a altre arti fotografia e scultura in modo particolare.

I suoi ultimi anni sono stati contrassegnati anche da vicende giudiziarie. Dal 2021 la diva aveva un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale per tutelare il suo patrimonio, così come richiesto nell’azione legale dal figlio Andrea Milko Skofic. Al centro dell’attività di indagine dei pm di piazzale Clodio è l’ex manager dell’attrice, Andrea Piazzolla, rinviato a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace. Con lui è finito a processo anche Antonio Salvi, l’uomo che avrebbe fatto da intermediario con una casa d’aste per la vendita di circa 350 beni di proprietà della Lollobrigida.

Breve biografia

Luigia Lollobrigida nasce a Subiaco nel 1927 e, contrariamente all’immagine popolare che si è incollata addosso, è figlia di agiati borghesi (il padre è un facoltoso produttore di mobili) ridotti quasi alla povertà dai bombardamenti alleati sulla sua regione. Trasferitasi a Roma ancora occupata dai nazisti, la famiglia si arrabatta in ristrettezze economiche tanto che la giovane Gina si paga parte degli studi all’istituto di Belle Arti vendendo disegni e caricature o comparendo in qualche fotoromanzo col nome d’arte di Diana Loris.

Il concorso di Miss Italia

Ha piglio, carattere, volontà di riscatto e così coglie quasi per caso l’opportunità di un concorso di bellezza per farsi notare e spiccare il volo verso l’edizione 1947 di Miss Italia a Stresa dove arriva seconda ma conquista pubblico e giudici. È ormai leggenda che a quelle finali dovette lasciare il passo solo a Lucia Bosè, sbaragliando invece rivali come Gianna María Canale, Silvana Mangano, Eleonora Rossi Drago. Esordisce a teatro ad appena 17 anni e poi cerca fortuna come comparsa a Cinecittà, forte di una piccola notorietà nel mondo dei fotoromanzi.

Contrariamente a quel che si pensa di lei, la più celebre “maggiorata” del cinema italiano insieme a Sophia Loren (di sette anni più giovane), Gina Lollobrigida diventa famosa prima all’estero che in Italia ed è per molti decenni l’unica diva italiana (insieme ad Alida Valli) amata dai registi americani.

Da Hollywood al neorealismo italiano

Il primo ad accorgersene è il magnate con passioni artistiche Howard Hughes che nel 1950 la porta a Los Angeles con la promessa di un ricco contratto in esclusiva. Gina però ha il carattere di un “cavallo di razza” e capisce in fretta che quella gabbia dorata non fa per lei. Richiude in fretta le valigie, torna a Roma, subisce la vendetta di Hughes che non la farà lavorare in America fino al 1956 e abbraccia il nuovo cinema italiano del neorealismo: lavora con Pietro Germi (“La città si difende”) e con Carlo Lizzani (“Achtung banditi”) alla metà esatta del secolo scorso ritagliandosi ruoli di vigorosa passionalità popolana in cui affina una recitazione da autodidatta imprimendole la sua personalità. Il primo successo personale è però fuori dai confini: il francese “Fanfan la Tulipe” con Gerard Philipe nel 1952. Recita per René Clair, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli e Steno, Mario Soldati e finalmente diventa diva in patria con il trionfale “Pane amore e fantasia” di Luigi Comencini (1953) – per il quale sarà poi l’indimenticabile fata Turchina delle sue Avventure di Pinocchio per la tv – compreso un fortunato seguito sempre in coppia con Vittorio De Sica.

Il terzo episodio della serie (a firma Dino Risi) segnerà invece l’inizio della rivalità (molto più presunta che reale anche se una sola volta e in tarda età hanno recitato insieme) con Sophia Loren.

La Lollo, come la chiamano tutti, rifiuta la parte e Sophia la rimpiazza, come accadrà del resto più volte nel decennio successivo. Intanto Gina coglie decine di successi all’estero: lavora con John Huston e Robert Siodmak, recita con Burt Lancaster e Frank Sinatra, è una magnifica Esmeralda in coppia con Anthony Quinn ne “Il gobbo di Notre Dame”, passa da Errol Flynn a Yul Brynner, accetta la sfida di doppiarsi in francese e cantare da soprano (ne “La donna più bella del mondo” in coppia con Vittorio Gasmann per cui vince il suo primo di 6 David di Donatello). La sua carriera sul set è meno lunga della sua vita artistica solo perché all’inizio degli anni ’70 decide che la sua passione la porta altrove: lascia il cinema (a cui tornerà solo vent’anni dopo) per diventare fotografa, cogliendo spettacolari successi nell’arte del ritratto immortalando divi e uomini politici (tra cui Fidel Castro), compagne d’avventura della sua vita precedente e grandi artisti. Ma la sua sete di vita la porterà ancora altrove: si cimenta come scultrice e con le sue mostre fa il giro del mondo. Ben più tormentata la vita personale: si è sposata una sola volta (nel 1949 col medico sloveno Milko Skofic da cui ebbe un figlio e da cui divorziò nel 1971), passati i 90 anni, ha rivelato di essere stata stuprata giovanissima spiegando che questo dolore aveva segnato tutta la sua vita, non ha mai ammesso o smentito episodi amorosi legati ai grandi attori con cui ha lavorato e che per lei avevano perso la testa.

Una vita, mille vite

Nel 2006 ha annunciato di voler sposare lo spagnolo Javier Rigau ben più giovane di lei, ma poi il matrimonio fu negato da entrambi e comunque annullato dalla Sacra Rota. Ancora oggi battaglia in tribunale col figlio Andrea Milko Skofic che accusa un collaboratore della madre di averla raggirata sottraendole buona parte della sua fortuna. Fino alla caduta accidentale in casa dello scorso settembre, con la frattura del femore che l’ha costretta a un intervento, giudicato perfettamente riuscito, ha vissuto da sola nella grande villa sull’Appia Antica, senza aver nulla della diva sul viale del tramonto, tanto da accettare la candidatura alle ultime elezioni, al collegio uninominale del Senato a Latina, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale, per la lista ‘Italia sovrana e popolare’. Non era la prima volta: nel 1999 il suo nome compariva nella lista dei Democratici per le Europee. La sua vitalità ironica e la sua schiettezza nel guardare alla vita ne consegnano intatta l’immagine per tutte le generazioni che l’hanno vista icona del cinema, sex symbol italiano e ricordata nel mondo dalla stella sulla Hall of Fame di Hollywood.